XCIII. Train de vie

Con un paio di giorni di ritardo, ma oggi lo facciamo anche noi, il nostro calendario dell’Avvento.
La figlia tenta una protesta a colpi di sit-in e pizzini, perché non c’è neanche lo straccio di un cioccolatino abbinato.
Rispondo sfoderando un Toblerone al cioccolato amaro formato famiglia che colma qualsiasi vuoto ed evita appiccicose aperture mattutine. Potere del compromesso.
Quest’anno la parrocchia ci ha preparato ventiquattro biglietti da allestire a piacere con attività e racconti da scoprire ogni giorno.
Sono stati geniali!
Non solo per l’idea e la gratuità dell’operazione, ma anche per la diversione da picchi glicemici importanti.
La consegna della busta domenica lasciava piena libertà nel realizzare il casellario.
Noi, in rincorsa come al solito, ci abbiamo ragionato.
E recuperato.
Cinque confezioni di cartone dei pomodorini. Sedici sottobicchieri di panno, che credo risalgano agli anni greci, e altri quattro più eleganti, dono gradito ma finora mai usato. Bastoncini del gelato. Un paio di turaccioli. Una corda luminosa di dubbia provenienza.
Poi ci chiediamo perché la casa sia sempre da riordinare. Lo stoccaggio di materiale richiede spazio.
E infatti.
Via tutto da sopra il mobile che per un mesetto il faut de la place pour le train.
Che l’abbiamo pensato così. Io e la colla a caldo.
Perché alla fine le defezioni sono state tante. Quello che doveva essere l’atelier creativo del mercoledì si è trasformato nel faiinfrettamammachepoifacciamomerenda.
A onor del vero il figlio non si è neanche ritirato, lui proprio non se l’è filato il progetto. Ha però pensato alla colonna sonora giocando per mezz’ora con il calcetto. Che sarà anche piccolo e portatile, ma quanto a ballons de foot si difende bene.
Tra tatac tatac di passaggi e vari stotoc di goal, pure la figlia ha dato forfait causa danza propiziatoria davanti alla finestra. Vuol far nevicare come a Casa. I nonni hanno appena mandato una foto dei fiocchi in diretta e io perdo l’ultima collaboratrice.
Non posso sperare neanche nell’inquilino in bianco e nero su poltrona rossa?
Scordatelo! mi scodinzola allegro.
Eh, pazienza.
Alla fine è bello così, il nostro train de vie.

ancora ventidue

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