100 e ventisei. Capitolo chiuso

Luglio è da sempre il mio mese preferito.
In luglio è nata la mamma, sono nata io ed è arrivata a casa la figlia. Che per noi è più della sua venuta al mondo, il suo ingresso in famiglia.
Una mattina di nove anni fa, ventisei luglio, la vigilia dello tsunami biondo, dò retta alla fautrice del miglior tzatziki mai prodotto e mi buco l’orecchio sinistro in alto. Lei lo ha già fatto la settimana prima per vezzo, io ho bisogno di un gesto fisico che sostituisca il parto.
Lo so lo so. Non c’è paragone. Ma se consideriamo la fobia nei confronti degli aghi e l’infima resistenza al dolore fisico, per me è quasi un atto eroico.
La sorella italiana che fa la prof mi ha poi detto che caspita ti fai un piercing a quarant’anni. Ma erano trentanove e tecnicamente è un facente funzione.
Oggi mi è diventato un movimento zen girare il brillantino tra pollice e indice. È un mini orologio biologico che ticchetta discreto e mi rassicura. C’è ancora, non ho sognato. La tipetta sprint che mi corre incontro sempre più grande è la figlia. Davvero.
Archiviati da tempo biberon alla goccia e wc indossabili, ora si spazzola i capelli e mette la crema.
E oggi pomeriggio ha chiuso per sempre con la terza elementare. Qui si chiama CE2, cours élémentaire de deuxième année – i Francesi adorano le sigle quasi più della baguette – e finisce il primo ciclo di istruzione. A settembre entrerà in CM1, dopo in CM2. Finché cambierà scuola e sotto con la Sixième in un conto alla rovescia fino alla Troisième, quarto e ultimo anno di scuola media.
Quattro sono pure gli anni che mi ci sono voluti per imparare ‘sto sistema scolastico e ancora non sono sicura di aver tutto afferrato.
Poco male, sigla più sigla meno siete arrivati in fondo anche quest’anno, figlia e figlio.
I primi di luglio in Francia chiudono le scuole.
Gran bel mese, vero?
Non ci sono sveglie, settimane a e b e avete un tempo liberato, da inventare a sentimento.
Le giornate sono più lunghe, potete fare tardi e stare in giro ciondolando senza meta.
Vivete la casa con uno spirito diverso. Il confinamento e la scuola a distanza hanno snaturato il concetto di nido, ora potete ridipingerlo con i colori giusti.
No, figlia, non puoi iniziare ora con l’intaglio del legno, sono le dieci di sera, manteniamo un minimo di decenza.
Figlio, non so che faremo domani. È sabato, forse la griglia. Sì, ci andiamo in Italia, ma aspettiamo ancora un po’.
Intanto? Intanto potete giocare, leggere, oziare.
Quanto amo questa parola: ozio. Quasi palindroma, di certo da me molto ambita.
Ma in mano a due studenti in pausa estiva pare più una bomba innescata, che sospetto mi esploderà presto in faccia.
E farà a pezzi luglio, il mio mese preferito.
Fino a ieri.

au cas où

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