Sei e venti

Un rumore mi sveglia. Guardo l’ora.
Prima il gesto poi la connessione mentale. Cos’è stato?
Lo traduco nello straaammm che fanno le mani sbattute sul pianoforte. Non so perché. Sento pure il bianconero dei tasti. La stanza è immersa nella penombra. Una luce opaca passa dalle tende vendute per oscuranti. Forse fuori piove.
Resto immobile. Sono solo orecchie.
Il suono non si ripete.
Ma deve aver svegliato altri inquilini in questa periferia cittadina.
Mi arriva limpido il cinguettare di pennuti in conversazione. Saranno un paio, tre al massimo, in rendez-vous sul ciliegio chiacchierano poliment senza prendere volume. Che qui è tutto un per cortesia, s’il vous plaît, non disturbare.
Me n’ero quasi scordata.
Che esistono i vicini. Immobili e umani.
In campagna è diverso.
In campagna è tutto un allegro chissene generale. Un concerto sfrontato e impermeabile alla sensibilità del pubblico. Loro cantano. L’altro mondo si adegua.
In mezzo ai campi si passano la voce come la palla in campionato: l’aria dello stornello solista arriva dai fiori del pesco, scarta il vento e si lancia sul pino al confine del campo. Raccolgono in stormo, fissano un coro e prendono il volo portandosi piume e melodia lontano.
Le note rimbalzano e coccolano il mio dormiveglia. Fino a un sonno nuovo che mi prende leggero.
Lo sto imparando in questi mesi. Sto imparando a restare.
Senza programmi. Senza pensieri.
Solo ascoltare.

pronti…partenza…

Senza categoria

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: