Uno. L’asticella
Siamo a fine giornata. La prima di quattordici.
Tornati ieri dall’Italia in territorio francese, stiamo bene, ma scontiamo una quarantena consigliata e obbligatoria per evitare il contagio da coronavirus.
È un periodo così. Difficile. Senza riposo. In famiglia siamo la generazione nel mezzo, in bilico tra figli e genitori, e si salta. Con la sensazione che l’asticella sia piazzata sempre più in alto.
Quando ero alle medie praticavo salto in alto, livello provinciale, metodo Fosbury. E se passavo l’asta senza toccarla, quei tre secondi sdraiati sul materasso a guardare la linea rimasta orizzontale erano la vera medaglia. In questi mesi è come se, dopo aver superato la misura, ci fosse qualcuno a tirarmi subito giù dal mio morbido podio e mi dicesse: salta di nuovo, più in alto e senza materasso.
L’asticella è sempre più in alto. Ma magari approfitto della quarantena e stavolta la butto giù, l’asticella. Apposta. Giusto per riposarmi un po’. Anche senza materasso. Tiè.
Il viaggio di ritorno, per dirne una: nei quasi mille chilometri di paesaggio ormai familiare, la Svizzera obbliga a velocità di crociera che non si arriva più a Basilea, in Alsazia soffia un vento cattivo e meno male che il furgone è pesante, e in Belgio la neve incanta gli alberi di pizzo bianco, ma anche camion incrostati sull’autostrada e parcheggiati ovunque nelle aree di sosta e sulla corsia di emergenza. Due ore in più di strada e di notte sono un’altra fatica, infame di un’asticella, ma siamo arrivati. Infine.
Stamattina mi sveglio a casa e tutta la famiglia è riunita davanti alla prima di quattordici colazioni in isolamento: due genitori, due figli e un minicane che ci scruta da sotto il tavolo. E che sembra aver già capito tutto, come al solito.
Quando l’abbiamo adottata, questa controfigura di Idefix, non avremmo mai immaginato che fosse così pratica, oltre che simpatica. Troppo pigri per portar fuori il cane quando serve, l’abbiamo trasformato in un gatto quanto a bisogni e per una volta l’indolenza è stata una scelta vincente. Ho evitato ai miei vicini una quarantenne in quarantena che esce di soppiatto con un cane di tre chili al guinzaglio e una mascherina.
Idefix mi sbadiglia dal divano mentre chiamo il numero informativo, sonnecchia mentre scrivo alla scuola dei figli, all’insegnante di danza, al conservatorio, all’istituto di lingue dove lavoro, e si stiracchia mentre posticipo una seduta dall’osteopata. La quarantena non gli cambierà il bioritmo, avrà solo più gente in giro. Ma basterà spostarsi un po’ e ci sarà spazio per tutti.
Infatti.
Il marito sparisce in camera a lavorare, che per fortuna internet ha evitato ferie forzate e musi lunghi da inerzia. I figli guardano un film e leggono. La dispensa è talmente piena che potremmo resistere un mese: siamo rientrati in furgone e ho una suocera siciliana! Fuori piove e il profumo del caffè mi riempie di buonumore. Se il buongiorno si vede dal mattino ho buone speranze di sopravvivere a questo nuovo periodo di prove tecniche di pazienza.
In barba all’asticella.

Spin-off
Mika,ho sentito Sara, e dice che ultimamente il tuo allenatore Jesus sta esagerando con l’asticella. Va bene spronare il gregge a migliorarsi, ma c’è anche un limite, lui i miracoli li faceva, ma sappiamo bene di chi era il figlio… e se lo dice la Simeoni: credici! .. ah no quella era la Clerici! Vabbè. Non hai un ingranaggio di questa vita che non vada oliato, sistemato, controllato attentamente. Figli, marito, scuole, case, genitori, giardini, suoceri, auto, cognati.. e come se non bastasse lo sgorbio isterico che piscia ovunque, le tartarughe le hai buttate vero?!? Ma ogni volta con la tua finta incoscienza salti, io ogni volta penso ‘nun je a fa’ e invece non solo l’asticella resta lì, ma tu cadi in piedi sorridente. E adesso Jesus smetti di fare il bastardo e rimetti almeno il materasso!!!