Due. Abitiamo

Le nove e mezza!
Il tempo della quarantena ha incantato anche il figlio che arriva incredulo e sveglia chi dell’ora non si cura, soprattutto se è sabato. Lui si alza sempre molto presto, vacanze e domeniche comprese. Sarà la fame, sarà l’ansia di vivere, ormai ci siamo abituati. Ma oggi si fa colazione scandalosamente tardi e la pioggia riga i vetri e i ciclamini, invitando a prolungare l’ozio. È un attimo, poi scatta l’organizzazione familiare: tazze, denti, vestiti, ora che si fa? Ecco appunto i vestiti. Il figlio è cresciuto cinque centimetri nei dieci giorni in Italia, sarà l’aria, sarà il cibo, ormai ci siamo abituati. Ma devo rivedere i livelli di maniche e pantaloni e organizzo una sfilata a chilometro zero e porte chiuse con il marito addetto allo smistamento capi. Potenza del virus.
Il modello prende i jeans, si siede, infila la prima gamba, si alza, si inceppa nei piedi. Troppo corti, i jeans, troppo lunghi, i piedi. La velocità non è mai stata il suo forte, ma, quando si impegna, tra il figlio e il bradipo di Zootropolis non c’è gara. Si risiede, si toglie i jeans, una calza si inceppa nella stoffa, se la rimette, prende un altro paio di pantaloni, identico procedimento. Sembra una seduta di squat: in piedi, seduto, in piedi, seduto, calza, seduto, in piedi. Alla terza prova temo che la quarantena finirà prima dei pantaloni. Invece il figlio afferra il meccanismo – e che si avvicina l’ora del pranzo – pianta un’accelerata e in poco tempo esaurisce tutti i modelli disponibili.
La controfigura di Idefix sfila con una calza in bocca.
Un filo di sole entra in camera.
Cambio.
È il turno della figlia, che non è cresciuta come il fratello, ma dubito seriamente che potrà mettere il suo vestito preferito la settimana prossima. Rischio quasi subito di perdere il collega del backstage quando la modella prende in mano due cappelli e va avanti e indietro dallo specchio del bagno per vedere come sta. Con lei si passa alla prova campione e all’approssimazione per difetto. Di pazienza.
In giardino tre pappagalli verdi arrivati da chissà dove e appollaiati sui rami da metà sfilata, improvvisano un volo coreografico e la figlia li osserva con un vestito da spagnola che ha scovato nel baule dei giochi.
Dichiaro conclusa la manifestazione e l’ordine torna sovrano, fino ai prossimi centimetri.
Nel pomeriggio tocca alla mia collezione, mentre i modelli giocano e il collega riposa. Rischio di farmi inghiottire dall’armadio, dai ricordi di abiti portati in giorni speciali, regalati da chi amo o dimenticati per cambio di vita.
Suonano al campanello: è la nostra amica infermiera che lascia fuori dalla porta mascherine e gel disinfettante per le mani. Precauzioni obbligatorie in caso fossimo costretti ad uscire.
La ringrazio dalla finestra e alziamo la voce per sovrastare le macchine che passano.
Torno in camera e guardo fuori. È rimasto un solo pappagallo, gli altri sono volati via.
Dichiaro non conclusa la quarantena e l’ordine non torna sovrano. Fino ai prossimi giorni.

ci sono anche le scarpe

Spin-off
Va che i pantaloni del cambio stagione son proprio strani. Quelli dei ragazzi mostrano le caviglie che l’anno scorso non si vedevano, i nostri scoprono una pancetta molliccia e mettono in risalto quel fondoschiena piatto e diviso, non più in due parti ma in 4!!! Ho comprato gli slip più performanti possibili: sostiene senza segnare, rassoda, rialza, invisibile, push up, rassodante, modellante e poi mio figlio se ne esce con ‘mamma, perché hai il doppio mento al culo?!?’

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