Nove. I sensi inceppati
Domenica. Il figlio e il marito sono sul divano davanti a una partita del sei nazioni. Io e la figlia ci siamo posizionate sul letto grande. Lei armata di cuffie e lettore dvd si rivede Dragon Trainer tre con il minicane sulla pancia, io cerco le parole in uno dei miei deliri tra ombrelli e caldaie. Ma il correttore automatico mi fa un dispetto e cambia penso in senso.
E mi inceppo. Sul senso. Che è come una chiusura lampo incastrata nella stoffa della giacca. Tiro per chiuderla, non funziona, si incastra ancora di più. Allora provo ad andare indietro.
Domenica scorsa. Stesso gruppo familiare, organizzazione diversa. Siamo in quarantena. Costretti in casa per essere appena rientrati dalla Lombardia. Ma ce la facciamo andare bene. Passerà.
Altra domenica, due settimane fa. Mangiamo un fritto misto emozionante nella nostra cucina italiana e parliamo con la famiglia del percorso all’istituto dei ciechi di Milano. La figlia racconta di aver giocato con una palla sonora. Il figlio di aver bevuto la Coca Cola senza rovesciarla. Il marito ammette il disequilibrio di essere privi di vista per un’ora. Io ricordo il sollievo di quel buio perché è a scadenza. So che finisce. E me lo godo. Grata di quel senso inceppato che mi risveglia gli altri quattro.
Poi sentiamo che stanno chiudendo un sacco di persone in casa per il virus, intere città ferme. Qui vicino, non dall’altra parte del mondo. È il nostro mondo che si inceppa.
Con tutti i sensi insieme, tranne uno, quello buono.
Oggi è ancora domenica. In Italia sono tutti dentro. E noi di nuovo liberi di andare a caccia di draghi per le strade del nord. Fino a quando non ci sarà lo stadio tre. Che è quando i dragon trainer cercano un mondo – o un modo – dove scappare.
Li vedo sullo schermo della figlia, questi draghi volanti guidati da ragazzini temerari, ne vedo i colori e il loro affanno è quasi buffo senza sonoro, il senso inceppato da cuffie egoiste.
Forse è così che andrà: ci si inceppa un senso per volta, finché non si trova il mondo nascosto che libera tutti.
Arriverà prima o poi quel giorno.
E sarà di domenica.
Spin-off
Regalo di compleanno x i miei q…. tanni. Mi avevi promesso un insolito aperitivo a Milano, io a pensare a come vestirmi, come truccarmi, insomma bisogna prepararsi, Milano è spietata sull’apericena. Un passo falso e sei Out! E tu che tutta vispa mi rispondi ‘non preoccuparti non ci farà caso nessuno’. Come?!? Oh bella, se mi ci metto faccio girare anche i manichini di Dolce e Gabbana! Quindi mi vesto di tutto punto e chiudo i preparativi con una bella spruzzata di profumo…accidenti fortino, dai ne ho messo un pochino anche per te! Pronta, Milano arriviamo! Sulla soglia dell’istituto dei ciechi mi viene il sospetto che non sarà una serata di luci e paillettes. Ci fanno consegnare tutto: borsa, cellulare, orologio. Completamente vestite ci sentiamo nude, già isolate dal resto del mondo. Siamo un gruppo di 8 persone, una vedente ci spiega cosa accadrà dietro quella porta. Sembra divertente o preoccupante, dai qualcosa si vedrà, figurati se la luce non filtra. Entriamo, clic buio, adesso aspetto che gli occhi si abituino e poi possiamo procedere… allora? …forza abituatevi… Mika ci sei? … Mika io non vedo nulla…niente. Una voce rassicurante inizia a parlare, gli occhi si sforzano, la voce dice di non fare opposizione e di abituarsi al buio, ho sentito ma il mio cervello no intiende, guardo in giro, ma niente, nero, nero solo nero. Mika dove sei, sempre la solita, ti adatti a tutto, stai qui, stammi vicino. Dove cazzo vai? La guida ha capito dalle risposte che diamo che la meno duttile sono io, ragioniera nel midollo. Tu chiacchieri amabilmente con uno sconosciuto vicino al finto fiume, scommetto che se riuscissi a trovare l’interruttore ti beccherei in pareo! Ma le amike non si vedono nel momento del bisogno? E allora dove sei? Io sto ancora cercando di attraversare questo stramaledetto incrocio e tu sei già alla caccia al tesoro. Ma perché siete tutti così lontani? …nooooo cazzarola il profumo! Troppo. Il semaforo emette un fastidioso bip …bip …bip … bibibibiiiiiii, un clacson suona, un cane abbaia, sbatto contro la persona davanti a me, mi scuso, ovviamente non sei tu, quando ti trovo..! La guida non vedente nel suo regno è un eroe, si muove con sicurezza, disinvolto. In meno di un’ora riconosce le nostre voci e ricorda i nostri nomi, grazie al mio profumo e alla mia incapacità, mi intercetta ogni volta che sono in difficoltà. Arriviamo alla fine del percorso, al bar, mentre mi avvicino sento la tua voce. Ovviamente stai raccontando i fatti tuoi a degli sconosciuti, mai visti prima … e nemmeno ora. Ti lascio sola un attimo e hai già disobbedito a tutti i comandamenti delle mamme: Non si entra nei posti bui, non si parla con gli sconosciuti e soprattutto non si accettano drink… credo tu sia già al secondo. Mentre io cerco di non infilarmi la cannuccia nel naso mi rendo conto ancora una volta di quanto siamo diverse, io un pongo vecchio, di quelli che ci davano all’asilo, tu una scatola di Dido’ nuova e prof… e no, quella profumata sono io!!!!!