Ventidue. Le regole del gioco
Non ho scampo. Oggi mi tocca.
Ho tentato di allontanare il momento, ho pulito i vetri mentre pioveva di stravento, cambiato cinque volte l’acqua nella ciotola del minicane, messo i libri in ordine alfabetico, cromatico, crescente e decrescente. Sono riuscita a ingannare un po’ il destino, ma lo sapevo che prima o poi mi sarei dovuta arrendere.
Oggi mi tocca. Non ho scampo.
Si gioca a tombola.
La figlia tifava per il Twister, ma all’area matura della famiglia la proposta del figlio è sembrata la più prudente tra le offerte sugli scaffali.
Abbiamo infatti un’ampia scelta di scatole con conigli da salvare, scimmie in bilico su una palma infilzata, necessaire per identikit, Monopoli classico, con carta di credito o Tartarughe Ninja, puzzle da trecento pezzi o a tre dimensioni. E c’è un cesto della libreria che sembra un zoo tanto è ingolfato di carte a base di sardine, coccodrilli, dinosauri, galli-galline-pulcini. Chissà perché sono sempre gli animali i protagonisti di queste attività didattiche, loro che di logica, colpo d’occhio, spirito critico, strategia, pazienza, non hanno bisogno. Mica ti servono due galline per far nascere un pulcino, o due galli per andare a riprendere l’uovo rubato dalla volpe, che quella intanto se lo sarà già mangiato. E non mi risulta che i pesci si debbano preoccupare se i loro soci hanno il cappello o le scarpe. Si è mai vista una sardina con i tacchi?
Ma la tombola è facile. È solo fortuna.
Ci sediamo in cucina, dove la luce è migliore. Il marito prende i ceci per segnare le caselle, la figlia distribuisce le cartelle, io per non morire di noia mi incarico dell’estrazione dei numeri.
Ecco appunto. Non ci sono i numeri, perché non è una tombola normale. E quando mai?
Me ne ricordo quando il figlio apre il tabellone sul tavolo: è la tombola geografica del Lago di Como. Al posto dell’asettica griglia c’è il Lario con i suoi due rami, come due braccia aperte. Al posto dei numeri nei tondi ci sono i nomi delle località.
E davvero a questo punto non ho scampo.
Estraggo Como, ce l’ho. Olgiate Comasco, ce l’ho. Montorfano, ce l’ho. Sala Comacina ce l’ho. Lecco, ce l’ho. Inverigo, ce l’ho. Cernobbio, ce l’ho. Fino Mornasco, ce l’ho. E non finisce.
Non sono cartelle fortunate. I ceci non bastano più a segnare i bersagli colpiti dal maledetto. Lo so, è una tombola, è solo un gioco.
Come per tanti qui il virus è ancora solo un’influenza.
La tombola è facile. Non ci sono regole. È fortuna. La vita no. Non sempre. Si può scegliere a volte. Di restare a casa.
La prossima volta però giochiamo a Twister.
