Trentasei. In nomine
Nella vita fuori andiamo poco al cinema.
Questione di organizzazione settimanale e di programmazione, ma quando lo si fa diventa un evento di memoria.
E rivedere lo stesso film sul divano ci riporta alla storia del grande schermo, ma anche a come eravamo quando l’abbiamo visto. Oppure colleghiamo pellicole diverse e via così.
Sembrava un virus di coppia, invece ha contagiato anche i figli che, cinefili di riflesso e grandi mangiatori di popcorn, sono andati oltre: associano i dvd alle persone.
La grande nostalgia degli zii si attenua con un Miyazaki o Dragon trainer. Per il nonno c’è Ferdinand. Abel e gli Aristogatti sono l’amica madrina. Per citare poco e a caso.
Oggi, giorno speciale, ci concediamo un lungo pranzo fuori al nostro solito tavolo. E dopo aver confermato la prenotazione anche per merenda, torniamo di sopra e ci distribuiamo davanti alla tv.
Il film è già deciso, ma ho un po’ paura dell’aggancio con Coco.
Invece parte un sentiero di ricordi che risale il tempo, tre vite e due case fa e arriva in Trentino.
Lì, io e il marito abbiamo messo un piede nel cinema. Quello vero. Metri di girato e pizze da sostituire. Cartelloni e agenzie di distribuzione con cui negoziare i titoli. Popcorn da pulire e oggetti smarriti.
Il testimone di nozze ha in gestione una sala e gli diamo una mano durante le vacanze di Natale. Abita in una casa fuori paese, il riscaldamento non è il suo forte, dormiamo dove c’è posto e cucino con quello che c’è.
Nevica e la notte ha luci bianche.
Non manca niente.
Il cinema è bello. Se non c’è troppa gente ci intrufoliamo a turno e ci accomodiamo in fondo, clandestini di diritto.
Lui è al posto di comando, il sancta sanctorum dei proiezionisti. Un luogo magico. Chissà se c’è ancora.
Restiamo pochi giorni. Non ci torneremo più.
Ma chi se lo scorda?
In questa vita il testimone di nozze ha tre figli e una moglie. È diventato albero.
Ma non ha perso quel suo modo leggero di spostare macigni.
Ora, per dire, sposta barelle. Autista soccorritore travestito da marziano.
Chiacchieriamo al telefono e il racconto dell’emergenza si mescola all’urgenza dei compiti. Con la colonna sonora dei ragazzi, parliamo delle variazioni di piano, sistemiamo le inquadrature, tagliamo scene.
E mi accorgo che, nonostante tutto il lavoro di montaggio, il cinema resta indietro.
La vita vince. Sempre.
