Quarantanove. Ritratti

Un’ora.
Sembrava poco prima. Adesso ne abbiamo riscoperto la grandezza in minuti, l’infinità in secondi.
In tempo di confinamento, qui al nord, è garantita per legge un’ora d’aria. È cioè permesso uscire dalle mura domestiche, camminare in strada, correre a piccolo raggio, per scongiurare un prevedibile soffocamento di noi rinchiusi.
Che a volte la tentazione viene. Di strozzare qualcuno, mica di uscire.
Dal nostro bunker, eccezion fatta per la spesa quando il frigorifero impone, noi si evita qualunque sortita. La fortuna di avere un giardino ci regala il tempo esterno di cui abbiamo bisogno.
Ma i nostri sessanta minuti d’ossigeno alternativo ce li teniamo stretti.
Così, al posto dell’ora d’aria, abbiamo l’ora d’arte.
Io e la figlia prediligiamo la musica e i balli disarticolati, che tanto non ci vede nessuno.
Figlio e marito si applicano alla scultura, sfruttando i resti della panificazione.
Ma oggi c’è un compito scolastico che mette tutti d’accordo. Strano ma vero.
L’introduzione è soporifera – la tecnica del tratto, le proporzioni e tutto il pacchetto di grammatica essenziale – poi però il pdf della maestra si apre sui colli lunghi di Modigliani, sui tratti alterati di Van Gogh, ecco anche Leonardo e Andy Warhol. Bello ‘sto miscuglio di epoche e gente che non ha mai bevuto un caffè insieme. Chissà che cosa ne sarebbe venuto fuori.
Il paragone mette un po’ di pressione, ma via, che sarà mai? Matita in mano, modello di fronte, la figlia schizza il fratello, occhiali, broncio e ciuffo storto. Pas mal, pas mal du tout.
Le medie hanno invece un livello più metacognitivo. E te pareva.
Viaggiano a challenge, ad autoportraits de confinement. Figlio, ci proviamo. Mettiti lì sulla scala che c’è una bella luce.
Arriva anche l’altra artista che adora la fotografia.
L’ora diventa la mattina. Gli scatti si susseguono, anche il minicane viene coinvolto, fotogenico com’è vogliamo farcelo mancare?
L’applicazione di serie sul mio supporto informatico fa il resto. Si possono creare effetti caleidoscopio, tunnel di luce, specchi deformanti. Siamo in un Luna Park di gadget visivi. Propongo una pausa pop corn, giusto per mantenerci in tema e in contatto con la realtà. Mangio mais scoppiato al volo, giocolando con il cibo, che non si fa, ma. L’arte circense ha tutte maiuscole. Anche solo citarla mi mette di buonumore.
Il marito intanto ha acceso lo stereo. Colonna sonora di Forrest Gump.
Alzo il volume.
Guardo fuori.
Un gatto rosso immobile guarda l’immobile di fronte. Dall’immobile qualcuno guarda me che immobile guardo il gatto che ora mi guarda.
Click!

tecnica mista




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