Cinquantuno. Tutta colpa del book

Forza. Forza. Sbrighiamoci.
Dobbiamo finire prima che piova.
Mai pranzo domenicale fu più veloce. Trangugio le lasagne del marito e rischio di strozzarmi con l’insalata di tonno, mais e carote.
I rischi del mestiere: attrezzisti, truccatori e aiuto registi sono i primi ad arrivare sul set, gli ultimi ad andarsene. E dato che per risparmiare sul budget mi sono accollata tutti i ruoli tecnici, devo andare.
Il caffè più tardi.
Mentre il regista e l’attrice restano a tavola a discutere delle ultime pose, scendo ad assicurarmi che tutto sia pronto.
Ancora una volta ci siamo fatti prendere la mano.
Il figlio deve fare un booktube come compito di francese. Lì per lì penso che sia un ennesimo lavoretto con cartone riciclato di papier toilette.
Un tubo.
Mamma, vado alle medie, devo fare il video di un libro.
Ah, ecco.
I nativi digitali fanno cronache letterarie, altro che le schede libro dei tempi miei. Gli youtuber dei book, i booktuber appunto, si riprendono nelle loro camerette con scaffali pieni di cultura e raccontano i loro gusti.
Ma c’è un problema: il figlio non lo farà mai. Primo perché i libri sono ancora sparsi per la casa che non ho avuto tempo di sistemarli sulla libreria, secondo perché piuttosto che parlare in video lui si rimette a giocare a ping pong.
Vado subito ad allestire un set cinematografico in giardino.
Il figlio sta dietro la macchina da presa, la figlia è la portavoce del messaggio. A me è toccata la parte di Cinecittà, dato che il marito si è rifugiato in cucina.
Titolo del libro: Ma gorille et moi.
Non c’è bisogno di essere bilingui per capire che mi devo inventare uno zoo.
Apro il baule dei peluche. Posso garantire il reparto felini, un acquario misto con squali, tartarughe e un paio di Nemo, un rinoceronte e per il côté estinzione ho un panda e un koala.
Le gabbie ci sono, dovrò studiarmi come rimontare lo stendino per i panni, ma una questione alla volta.
Il gorilla è interpretato da una scimmietta con grandi potenzialità. E perché non abbiamo altro.
Un ultimo consiglio del nostro Sorrentino alla sorella: sei una ragazzina cresciuta con uno scimmione, devi essere credibile.
E ciak! Si gira.
Le scene in altalena ben rendono il rapporto affettivo. Non male anche l’idea della corda per saltare.
Ci sono un paio di incursioni del minicane che aspira all’Oscar, ma gestiamo abbastanza bene l’impatto sulla troupe.
Straziante la partenza della gorilla che, diventata troppo grande, deve lasciare lo zoo.
Dobbiamo rinunciare alla scena della protesta ambientalista, perché il sindacato galline ha dichiarato troppo rischiosa la partecipazione di Corona e Calvà al film.
Meglio così, perché inizia a piovere.
Recupero attori e attrezzi, i figli sono già al riparo. Aspettano il montaggio.
Facciamo anche quello senza grossi intoppi, la generazione Z ha un sacco di applicazioni per le nuove mode tecnologiche.
C’è un magnifico supporto che ha già il modello del trailer, basta inserire lo storyboard e il girato.
Famiglia Kubrik, è ora di merenda! urla il marito dalla cucina.
E anche il compito di francese è fatto.
Domani?
Scienze.

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