Sessantacinque. La fatica
Stamattina vengo svegliata dal profumo di cornetti caldi e caffè.
C‘è un silenzio dolce in casa.
Scendo le scale di buonumore e mi saluta il sole tra gli alberi in giardino.
Il figlio legge sul divano, la figlia disegna il mare, il minicane scodinzola allegro e il marito mi passa un sorriso e la tazza fumante.
Mi siedo con lui di fianco e la mappa del mondo davanti.
I nostri amici se ne andranno fra una manciata di settimane, destinati a un’isola lontana per lavoro e perché se lo meritano. Sarà buffo chiamarli mentre facciamo colazione, in una domenica come oggi. Da loro sarà sera. Parleremo dei figli che crescono, del surf, degli ombrellini nei cocktail, del virus sparito.
Ci divertiamo, io e il marito a indovinare la loro vita futura. E la nostra a fine anno, il progetto che fra poco parte e noi con lui.
La pigrizia fragrante coccola questo ingresso di giornata.
Il pranzo è già pronto, l’ordine regna sovrano. Niente compiti arretrati.
Ci vestiamo bene, andiamo a Messa a piedi come facevo da bambina, tenendoci per mano. Salutiamo i vicini affacciati alla loro finestra fiorita, la piccola ci fa ciao con la mano, ha le guance rosa in braccio al papà. Non grida più la notte, via anche la tosse.
L’aria è fresca, il nord si sente anche in giugno inoltrato. Passiamo per il parco mentre rientriamo con la baguette nuova di forno. I figli si rincorrono tra gli alberi e il verde del prato fa quasi male agli occhi, tanto è brillante.
Esperimento linguistico: osserva la realtà e scrivi il contrario.
Un tema libero sotto condizione.
Non so se è una terapia riconosciuta dalla medicina olistica, mais ça fait un bien fou.
Soprattutto oggi che mi sveglio con un corazziere imbronciato appoggiato al muro. Mi tempesta di domande sul programma della giornata. L’ansia è in agguato dappertutto e la tiene a bada come può. Si placa un momento a contemplare la poggia sui tetti, poi riparte a secchiate.
La figlia fa strage di fogli e di lacrime mentre compie la matematica del supplizio.
Io annaspo nei panni e nel bisogno di controllo.
E-il-puzzle-del-marito-è-caduto.
Ho detto tutto.
Dev’essere la domenica. Il giorno che aspetti per tutta la settimana è una gran fregatura, tanto carico di attese, si sgonfia in un quotidiano giro di giostra troppo uguale a ieri.
Ha ragione il buon figlio di Recanati quando preferisce scrivere una poesia sul sabato. Lui di giorni storti e malattie se ne intendeva. E guarda un po’ che capolavori ci ha regalato.
Forse è come con il concime: più è letame, più belli sono i fiori.
Vedessi mai che funziona anche a queste latitudini.
Per ora sopravviviamo alla fatica, che sembra fortifichi e renda migliori. Come zenzero e ginseng.
Sarà, ma io mica mi offendo a fermarmi ogni tanto. Ad andare in vacanza.
‘Ha appena chiamato l’idraulico. Dice che viene domani’.
Visto? Che ti avevo detto?
Basta aspettarlo, il giorno perfetto.

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Lungi da me gufare, ma il vostro idraulico arriva davvero nel giorno e nell’ora prefissati? Mirabile: con il mio rimando sempre almeno un paio di volte.
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Arrivato puntuale e sorridente dietro la mascherina. Peccato che il pezzo rotto vada ordinato e chissà…lui ci ha detto domani o dopo. Vedremo. Intanto siamo diventati abili a lavarci con poco 😉
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