Settantacinque. Camere separate

Ne ascolto il respiro notturno. Tranquillo.
In piena attività sono una band hard rock, non lesinano in decibel né disaccordi. Ma ora dormono e suonano armonici nel loro nuovo assetto ambientale.
Da domenica sera non sono più compagni di sonno, ma abitano stanze attigue.
Il figlio meditava da tempo un ritorno in solitaria. Ci aveva già provato mesi fa, ma, forzato dagli eventi, non aveva retto ed era tornato al castello.
La principessa non ama la solitudine. Anche se rompicielo, un fratello è pur sempre una voce che ti risponde nel buio. E in caso di attacco alieno è lui di sotto ad essere esposto per primo. Occupare il piano alto del letto le dava un senso di sicurezza più che di potere, ma non lo avrebbe ammesso mai.
Ci prova fino all’ultimo a difendere lo spirito di squadra, le chiacchiere clandestine, i risvegli comuni, ma l’altro è deciso.
‘Ciao, sorella, io emigro’.
La fase due all’interno delle mura domestiche è sancita anche da un trasloco lampo.
È un cambiamento veloce, di lenzuola, d’armadio, i libri sono già sparsi ovunque.
La camera piccola diventa la più frequentata: di notte sede di sonno ragazzo, di giorno bunker d’ufficio.
Che il marito fino a fine maggio lavora da casa e non può certo migrare in cucina.
Così il figlio inizia la sua avventura da sognatore single part time. La comproprietà impone orari precisi, ma lui con il tempo scandito ci vive bene.
Si sveglia puntuale, fa entrare la luce e l’aria pulita. Si veste veloce e saluta.
‘Ci vediamo stasera, fate i bravi’ raccomanda ai suoi nove metri quadri.
Ogni tanto con la scusa di portare un caffè, bussa e sbircia all’interno. È tutto a posto, papà è un coinquilino perfetto.
Dall’altro lato del parquet, porta attigua, la figlia legge fra peluche e cuscini. Ha rivalutato i vantaggi del pianoterra. La vista è intatta, deve solo regolare le tende e il cielo si mette in posa. L’accesso allo stereo è immediato e i cd sono davvero tanti: ci siamo giocati l’ultima speranza di educazione alla puntualità. I suoi ‘fra un minuto arrivo’ sono diventati cantieri infiniti. Pazienza. I ritmi non sono ancora imposti dall’esterno. Senza scuola puoi permetterti di dilatare la colazione, figlia, basta che non finisca all’ora di pranzo.
Dopo un’oretta però salgo con una tazza di latte a vedere. Il cassetto con il materiale atelier è aperto. Per terra carte sparse e fogli con fiori e paillettes. Il coniglio azzurro si è messo gli occhiali da sole. Sembra perplesso.
La figlia è in piedi con un campione di stoffa in mano. Lo appoggia sul muro, poi lo accosta al cuscino con i gatti e mi guarda.
‘Papà mi ha detto che la posso decorare come voglio, la mia stanza. Ieri abbiamo guardato i modelli di tappezzeria sul sito’.
Ecco.
Il marito è un ottimo motivatore. Ha trovato la chiave per un adattamento lampo, ma le papier peint anche no. È di tendenza la giungla in questo periodo. Restiamo sobri, s’il vous plaît. Almeno sui muri.
Come al solito vedremo.
Intanto nei primi giorni di separazione non si segnalano vittime o crisi da abbandono. La lettura serale si fa tutti seduti sul letto di turno.
Oppure ognuno legge per sé.
I cambiamenti si preparano una pagina dopo l’altra finché la storia si compie e cambi libro.
Purtroppo è finito.
Per fortuna c’è un’altra avventura che aspetta.
Chissà che sognate, figli pirati.
Tra poco arriva il giorno e crescerete ancora un po’.
Ma non troppo in fretta, per favore, che le stanze di casa sono finite.

arrivo subito



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