Ottantuno. Hasta e basta

Il mondo si sveglia presto.
O non va a dormire.
Io e il marito ci si addormenta spesso sul divano. È silenzioso, non chiede niente e ci fa da isola dopo giornate nel traffico domestico.
Che qui c’è sempre un gran via vai. Anche se siamo solo in quattro e mezzocane, nelle ore di punta il traffico è intenso con un altissimo tasso di inquinamento acustico. Tra rimostranze e domande. Ululati scarsi, per fortuna.
Stasera perdo il contatto su qualcosa di poliziesco che il marito ha acceso, ma prima guardo un’intervista tra la rete.
Un’amica giornalista ogni settimana dall’inizio del confinamento chiacchiera con persone legate al mondo della scuola, dell’educazione, dell’arte.
Oggi parlano del teatro che cura.
L’artista burattinaia racconta della sua attività nelle carceri e in luoghi dove il suo lavoro cambia l’approccio. E di come tutto a un tratto si sia congelato.
Bloccato. In attesa.
Solo che il tasto pausa non funziona più. Lo stop implica un cambio di disegno. Non c’è più il campo di prima.
E occorre approfittare di questo momento di apparente inattività per inventarsi le nuove regole del gioco.
Sto appunto pensando all’inattività. Qui i giorni saranno pure tutti simili, ma inattivi non è proprio l’aggettivo che userei. Si vede che ci hanno saltato quando sono passati a distribuirla, la pausa.
D’accordo, è una pausa finta un po’ per tutti, perché si fa comunque. Ci si occupa altrimenti.
Solo che è questo il punto. A me un bello stop piacerebbe proprio.
Dici che è tardi, marito? Che ormai hanno aperto e siamo fregati?
Intanto non è detto che non chiudano di nuovo, con tutta l’euforia che gira per le strade.
Assurdità a parte, dici che potremo avere una seconda occasione? No, eh? Dici che non è destino.
Tanto vale faire avec. E sia.
Il silenzio allora lo rubiamo alla notte. Nel nostro limbo dopo le dieci e fino al primo risveglio.
Oggi fuori è già chiaro quando guadagniamo il letto. Due ribelli attempati votati alla causa sdraiata del sonno perso. Non siamo neanche credibili come rivoluzionari perché ci laviamo i denti prima di riprendere sonno. Ma quando vediamo il sole che sorge, il brivido della trasgressione ci raddrizza la schiena accartocciata.
Non usciamo più da mesi e ci diamo appuntamenti improbabili in garage per scambiare due chiacchiere tra noi. Che il nemico è ovunque e ha orecchie bioniche.
Quest’alba clandestina è la nostra piccola avventura. Rattoppata, con il colesterolo alto e i muscoli doloranti.
Ma chi l’ha detto che le rivoluzioni si fanno solo a vent’anni?

la prossima volta sul mare

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