Ottantasei. Il trucco (d.a.d.)

In questo periodo di strane frequenze sociali ho riscoperto il mondo del maquillage.
Anni ottanta ed esigenze di scena a parte, mi sono sempre truccata poco, ma in modo regolare.
Ho avuto una sola estetista nella vita, che è diventata un modello e un’amica. Ci andavo una volta al mese e chiacchieravamo di arte, musica e libri. La bellezza era passare un’ora con lei.
Poi sono partita e non ne ho più cercata un’altra.
Meglio il fai da te che una brutta copia dell’originale.
In Grecia avevo la fortuna di essere abbronzata da marzo a ottobre e bastava davvero un attimo per sentirmi a posto.
Perché di questo si tratta. Il trucco è un vestito che indosso, un’identità di rinforzo. Non mi inciprio solo per uscire.
Crema, matita e mascara sono la triade base. Tre minuti bastano per compiere il rito, la mia preghiera al dio del look è veloce.
La figlia mi guarda, chiede notizie. Dall’ultimo dei Moicani, sta passando all’osservazione scientifica. Ho imparato anch’io sbirciando la mamma che si preparava. La sua mondanità era fare la spesa o accompagnarci da qualche parte, ma si truccava sempre. Era un suo modo di volersi bene.
Era ed è brava, anche senza tutorial o consulenti social, di cui oggi sembra non si possa più fare a meno.
La rete brulica di esperti di trucco. Formichine sorridenti che maneggiano correttori, spugnette e pennelli che manco Raffaello. Sono capitata per caso su un video e sono rimasta incantata. Sembrano lezioni d’arte: il chiaroscuro, le sfumature, la tavolozza delle tinte.
Solo che i visi mi piacciono di più prima. Dopo sono quasi sempre irriconoscibili.
È un peccato. Perché tra costo dei prodotti e tempo dedicato, il trucco è un mega restauro e come tale dovrebbe riportare alla luce l’opera originale.
Se sistemo la Cappella Sistina mica posso consegnare un Pollok.
Ma la cura del sé è un concetto strano, credo dipenda molto dalla latitudine. E dall’abitudine.
Insieme a quella dipinta sul viso, in pandemia ci stiamo abituando alla maschera di protezione.
La indossano addirittura i manichini nelle vetrine, che forse si porta di più se diventa di moda.
La nostra vicina ce ne ha cucite quindici. Così se il figlio tornerà a scuola settimana prossima avrà di che divertirsi ad abbinarle ai jeans.
Io continuo a metterla con disagio. Ho trovato pure un video di maquillage con mascherina e lì ho smesso.
Di guardare i video, non di portare la mascherina.
Perché, passi la voglia di far andare tutto bene, passi l’affanno di restare al passo con i tempi, ma è un salvavita quello che indosso.
La tendenza a portarla è per proteggere, non per far risaltare gli occhi.
Che tanto, anche sotto quintali di trucco, loro non mentono mai.

la sposa di Tim Burton




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