Novantadue. I signori della griglia
Il bilancio della giornata è positivo.
Oltre all’impegno finanziario e al sudore di due persone più il marito in supervisione, ci sono voluti diversi sacchi di cemento prêt à porter, tre termos di caffè, un chilo di pasta fredda con tonno, olive, zucchine, pomodori e feta, due bottiglie d’acqua naturale, due gelati al cioccolato e cinquanta metri di pannelli con relativi pali.
Anche una passeggiata fuori porta per distrarre il pubblico in sala.
Ma ne è valsa la pena.
Alle otto siamo già tutti operativi, il minicane si è portato avanti ed è sul divano. Ma annusa l’attesa e non dorme.
La figlia finisce di leggere il suo fumetto mentre si spazzola i denti.
Il marito chiacchiera in strada con l’amico che si occupa dei lavori. È arrivato dieci minuti fa con la merce.
Il figlio sta di vedetta alla finestra che mamma, sono le otto e quattro. I signori della griglia sono in ritardo.
No, eccoli che arrivano. Sai, forse hanno avuto un intralcio con i fan.
Perché per noi sono delle rockstar. Oggi terranno un concerto esclusivo in giardino. Solo che l’effetto sarà al contrario: il terreno devastato da dopo Woodstock si trasformerà in landa ordinata e pettinata. Forse. Speriamo.
Gli artisti sono due. Maglietta grigia e capello rasato uno, pantaloni di cotone e maglia bordeaux l’altro. Uno ben piazzato, l’altro magro magro. Scopriremo che mangia come un bambino a causa di un’operazione non ben identificata. Di certo non come i bambini che abitano in questa dimora. Ma tant’è. Il pranzo l’hanno gradito.
E anche il caffè e i biscotti serviti all’arrivo. Che l’accoglienza, si sa, è fondamentale.
Gli attrezzi vengono piazzati sul terreno. Con calma e precisione. Capello rasato prende una bobina di filo e tira una linea fucsia a indicar la via.
Partono dal fondo, trivellano e piantano, bucano e segano. Con i loro superpoteri piegano il ferro per rispettare i tronchi che hanno invaso il confine.
La rete è una sinfonia di quadri che si alternano pressoché uguali, scendono ogni tanto a seguire il terreno in lieve pendenza e si fermano per la pausa pranzo.
Mi viene il dubbio che le interruzioni possano impedire di finire il concerto in giornata. Ma dalle dodici alle tre siamo comunque obbligati a non usare strumenti elettrici. Regole cittadine per i lavori nel fine settimana: non si disturba il riposo dei vicini.
Per i nostri diretti non c’è problema, stanno pure tagliando il prato. Ma un paio di case più in là c’è chi ha chiamato la gendarmerie per un frullatore di troppo. Meglio evitare.
Intanto i signori della griglia non si fanno intimidire e scavano a mano. Poi riprendono l’elettrico e alle sei ci salutano.
Finito, posato, tranne un pannello che sarà montato alla fine del festival dei lavori. Deve attaccarsi a un muro che per ora non c’è.
Buffo. La rete nuova è molto bella, ma mi piaceva anche prima, tutto aperto e libero.
Peccato doversi rinchiudere per stare vicini.
Intanto però abbiamo ancora un varco.
Così, mentre i signori se ne vanno, lasciando tazze vuote e briciole, e il marito passeggia tranquillo nel giardino rinnovato, un folletto scalzo arriva correndo.
È la bionda treenne passata a farsi un giro in altalena. La figlia la insegue, la spinge con cautela. Shhh, non facciamo troppo rumore che i draghi stanno dormendo.
Che splendida idea, avete avuto, cari draghi.
Il peggio sembra passato, l’ordine è cominciato. Forse ci si può riposare tutti un pochino.
Ma è ora di cena. Per noi non è destino.

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