Novantaquattro. Codice di avviamento scolare

Il figlio domani riparte.
La sua missione, rimandata di alcune settimane per un allarme ancora rosso, è confermata.
Ogni navicella potrà essere occupata da un equipaggio ridotto. Nella sua saranno nove.
Il tempo di permanenza alla base sarà di tre ore al giorno. Al massimo. E di due settimane su cinque. Che restano.
La formazione curricolare è stata adattata alle circostanze, si mantengono le comunicazioni a distanza.
Sorveglianza stretta e misure di prevenzione aumentate garantiscono l’incolumità dei partecipanti.
Si tratta pur sempre di una ripresa scolastica, non di una mission impossible.
Domani riapriranno le medie e l’inviato speciale è un po’ teso.
Ha i gesti distratti, ripensa al piano. Lo ha riletto decine di volte, lo conosce a memoria, ma lo tiene accanto mentre fa colazione, come a volerlo assimilare insieme al latte.
I pensieri sono tridimensionali. Spalma il burro sul pane e ci ripete la procedura per il cambio di turno.
Il formatore finisce, il formatore esce, arriva la sentinella che controlla le truppe sciolte, sono possibili interazioni fra colleghi ma senza contatto, vietato cambiare posizione. Se si hanno altri bisogni si aspetta. Il formatore successivo entra, la sentinella si congeda. Il lavoro riprende.
Questo quarto d’ora d’intercours è ciò che lo stressa di più. Non è una vera ricreazione e come pausa sembra troppo lunga. Ci sono sorveglianti dappertutto e invece di spostarsi di classe, sono i prof che arrivano.
Le lezioni in unità di luogo gli pesano più dei domiciliari. Sulla carta.
Perché è l’ignoto a renderlo ansioso.
Per questo studia, si informa, fa domande. A raffica. Per avere le risposte. Sempre le stesse.
La sua check-list.
Controlla anche l’equipaggiamento. Lo zaino è lavato di fresco, il materiale documentario è riposto con cura al suo interno. Gel disinfettante, pacchetto di fazzoletti di carta, salviette detergenti sono il kit richiesto dal protocollo.
Senza matita passi, senza alcol no.
L’emergenza genera paradossi.
I veri mostri da sconfiggere sono però le file d’ingresso.
Il figlio non si capacita di dover arrivare con mezz’ora di anticipo.
Che si fa tutto quel tempo?
Si aspetta di entrare, perché ci sono i controlli. Di carte, permessi e temperatura corporea. Che in missione si è ammessi solo sotto il 37.
Il clima comincia a surriscaldarsi. L’astronauta si fa nervoso. Il giorno è quasi passato ed è andata di lusso. Ma occorre l’ultimo tocco per garantire il riposo.
Prendo minicane, figlio e guinzaglio. Si esce in perlustrazione. Arriviamo fino alla scuola, che dici?
Prende il cronometro, così sappiamo quanti minuti ci servono. Passo spedito, due soste pipì, il luogotenente peloso aiuta nella gestione degli imprevisti.
Non c’è nessuno in giro, sono le nove e qui di sera, anche se luminosa di giugno, la gente si rintana.
Guarda, mamma, ci sono delle scritte per terra.
In questo i Francesi son bravi, da medaglia davvero.
Hanno costellato il piazzale di segni distanziali e direzionali. Non puoi sbagliare. Ti metti sulla prima croce libera e avanzi seguendo le frecce.
Il figlio è contento, hanno pensato proprio a tutto.
Bello vederlo entusiasta di tornare a scuola, anche se in condizioni speciali.
Prepara i vestiti, dice una preghiera. Fai sogni colorati, domani andrà bene.
Lo bacio e torno in sartoria: devo finire di cucire l’elastico della mascherina.
Le mamme dei supereroi vanno a letto tardi.
Ma che resti fra noi.

direzione spray

Spin-off
Mika, ho appena finito di leggere la telecronaca sulla partenza dello shuttle, superfluo dirlo: geniale. Ma sono rimasta colpita dalla foto…i Francesi sono dei maghi nell’organizzazione, ma quando han distribuito la fantasia erano tutti a far la fila x la baguette. Ma puoi disegnare nel cortile di una scuola x bambini/ragazzi un’infinità di croci?!? Altro che ansia. Non dico di disegnare i Pokemon, ma uno smile giallo? Dici che costa molto di più la vernice gialla in Francia? Forse non la producono…però si può importare. No, hanno ragione viene dall’estero, poi gialla è di sicuro cinese…e di questi tempi. Magari dei cerchi colorati, già se non importano il giallo, figurati se si fidano degli altri colori: l’azzurro dall’Italia o il verde del Brasile o il rosso della Spagna. Manco a farlo apposta i colori più belli vengono dai paesi più colpiti dal Covid. Touché!…vada x le croci!

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