Novantacinque. Tabula rasa

Si sente odore di bruciato.
Il marito sta finendo di lavorare, io gironzolo in rete e mi dico che farei meglio a leggere, ma dovrei alzarmi ad accendere la luce e vince la pigrizia dello schermo azzurro.
Finché non lo sento, appunto. Acre, pungente. Niente a che vedere con quel profumo di griglia che attira o con la fetta rimasta troppo a lungo nel tostapane. La togli un po’ nera, ma è ancora annusabile.
Stasera è proprio puzza.
Vado alla finestra, faccio fermare il lavoratore che con le cuffie non sente in senso proprio. Mi guarda stranito, poi lo invito ad usare l’olfatto in modo consapevole.
Hai ragione. Speriamo che non succeda ancora.
Corro di sopra a velocità contenuta per non svegliare i figli, spalanco la finestra del bagno. Sono le undici, il cielo non è ancora nero, la notte scende tardi in questo periodo. Qualcuno parla lontano, ma non si vedono bagliori sospetti. La fabbrica di fronte è accesa a tratti, i turni di notte sono ripartiti, ma niente fuoco.
Speriamo.
Perché è già successo e non solo una volta.
Di avere il fuoco sotto casa.
Una notte mi sveglio di soprassalto, qualcuno ha suonato il campanello. Sono le tre. La pandemia è lontana da arrivare, le mie notti non conoscono scritture a orari improbabili. È un classico sonno interrotto. Mi affaccio sulla strada, i pensieri arruffati, intravedo in basso un tipo con un berretto storto che farfuglia qualcosa.
C’est à vous? C’est à vous?
Non aspetta risposta, continua la sua inchiesta frenetica a domanda unica attaccato alle porte di tutta la via.
C’è una macchina che brucia qui sotto.
Il marito mi raggiunge in vedetta, i figli pure.
Le fiamme sono alte, l’odore forte e il fumo copre mezza via.
Mamma, guarda, arrivano i pompieri!
Lo spettacolo si fa avvincente. I signori del fuoco in azione non si vedono tutti i giorni. E neanche tutte le notti. Dall’alto del nostro secondo piano osserviamo la vittoria dei buoni sul cattivo piromane che ha orchestrato l’incendio.
Quella notte solo una macchina, alcuni anni fa tutto l’edificio accanto, ci racconta il vicino della prima casa, che abita qui da più tempo di noi.
All’epoca si scoprì che il rogo che distrusse tutto era partito da un negozio con debiti vari, era moroso. Il fuoco doloso.
Anche l’auto cadavere è stata bruciata apposta. Cosparsa di benzina come nei film.
E alcune settimane fa un cassonetto dei rifiuti.
Spento un fuoco se ne fa un altro, in un raggio d’azione di cinquanta metri.
Ma nessuno si inquieta, le indagini non sono in corso. Forse perché gli episodi sono troppo distanti e nessuno li collega.
La notte è dolce, c’è quasi silenzio. Restiamo a lungo insieme alla finestra.
Passa un tipo con il cane a passeggio. Ci guarda e forse pensa che siamo carini, una coppia fra i gerani con il naso all’insù.
Noi innamorati annusiamo le stelle, puzzano un po’, ma non siamo in tv.

la sera leoni







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