100 e ventotto. La variante
Ah, le vacanze.
Quello stato fisico e mentale perfetto. Niente pensieri, niente pesi. L’unica fatica è sollevare un bicchiere di fresco o mettere un piede davanti all’altro per arrivare a baita.
E il silenzio. Il meraviglioso silenzio della natura e di un cielo dipinto.
Mamma!
Ecco appunto. Ici on bosse toujours.
È domenica, di solito io e il marito si tende a un fai da te lento e condiviso. Si aggiusta, si riordina, si prepara la settimana. Le scuole però sono finite, niente compiti o lezioni da rivedere, i figli scalpitano nel cambio di ritmo.
Si alzano presto, li sento confabulare di sotto con un rumore di piatti in base sonora. Poi il tono si appuntisce, le note alte di lei si scagliano contro il bersaglio.
Maddaiii, almeno oggi, facciamogli una sorpresa.
No, non sono d’accordo. Alle otto e cinquanta li chiamiamo.
Mi arrotolo a bozzolo nella coperta e scelgo l’inerzia.
Pazienza per la pace interrotta, ma abbassate il volume per favore, sussurro.
L’orecchio bionico che c’è in ogni figlio percepisce la coda di suono materno et voilà.
Mamma! Io volevo portarvi la colazione a letto ma lui non vuole.
Mamma! Si fa colazione tutti insieme, è domenica. E a pranzo chessimangia?
Ecco appunto. Le vacanze.
Rispondo da adulta o innesco l’umore storto?
Ci sono gli spaghetti di ieri e insalata e pomodori e apri il frigo.
Il finale è un pizzico provocatorio, solo che pensare al sugo con il gusto del caffè in tazza grande è un’associazione che fa impazzire la più gentile delle sinestesie.
Però passa.
La giornata si srotola, l’unico garbuglio è il tempo fuori che non si decide al bello.
Il vento ci prova a spazzare la polvere nuvolosa, ma arrivano i rinforzi pesanti e piove anche un po’.
Il minicane mostra la posizione ideale per affrontare l’estate, sdraio o divano poco importa, sono con lui con metà di me stessa. L’altra ha in mano il ferro da stiro. E le borse arrivate dagli amici in trasloco che ci hanno lasciato vestiti infantili à gogo. Due o tre capi taglia figlia, il resto da ridestinare. Perché lo sanno che qui non si butta via niente, ma si ricicla e si regala. La nostra macchina di rientro in Italia è spesso carica di valigie che non hanno un ritorno, ma altre destinazioni.
Ci piace far girare la moda dei piccoli, anche se ci vogliono ore per lo smistamento.
La figlia è una modella a rate, tra il riluttante e il goloso.
La gonna in paillettes la tengo.
Ma non ci entri, tesoro, e poi quando la metti? Per andare a trovare le galline?
No, mamma, oggi tocca a me andarci.
Giusto, Corona e Calvà. Tra il temporale e tutto l’armadio tendo a dimenticare le alte responsabilità.
Bravo, figlio, vacci tu.
Chissà se ripetono il duetto di ieri. I vicini non ci credevano che hanno ripreso a ovare.
Covare, mamma. Ovare non esiste.
Esiste, esiste. Se lo scrivo io vuole dire che si può. Fidati.
Mi piace bluffare in torto spudorato.
E mi piace l’ordine che si crea una volta finito. Di scegliere, misurare e imbustare.
Guarda che tutta ‘sta roba in auto mica ci sta.
Abbi fede, marito. Il tetris è una delle mie specialità.
Ah, le vacanze.
I giochi in scatola, le partite a carte, i cruciverba. Non amo tutto. Anzi mi annoio. Ma è poi questo lo scopo del tempo estivo. Tirarsi tanto al limite del fare altro da aver voglia di tornare al solito trantran.
Per ora non c’è pericolo.
Ici on bosse toujours.
Il marito fa le ore piccole per sistemare due presentazioni per domani. Che per ora sono solo le scuole ad essere chiuse.
I figli sono saliti e dormono sazi.
Io mi prendo un gelato di conforto e apro la finestra.
La luna piena sale veloce da dietro gli alberi. Due nuvole se la contendono affamate di luce.
Ah, le vacanze.
Uno stato mentale e fisico perfetto.
Al sapore di panna.
