I. Riconto
Et voilà.
Siamo tornati.
Dopo un mese nel caos di Casa.
Un mese via da qui. Dal qui e ora.
E da ora così riprendo. A scrivere e pensare en même temps.
Che per tanti giorni ho solo pensato. E non va bene. Se si pensa troppo la testa suda e i neuroni fanno la ruggine.
Allora. Siamo tornati. Ieri.
Il viaggio verso il Nord in agosto è una vacanza in cortocircuito: torniamo a casa, ma ce ne stiamo anche andando. Dov’è casa? Dov’è vacanza? In effetti siamo vacanti e mancanti da entrambi i punti di vista.
È strana, questa lunga trasferta.
Si assomigliano tutti i ritorni e sono tutti diversi. Per noi il gioco è trovare le differenze.
Il Gottardo si supera dall’alto per evitare quella manciata di chilometri di coda appena partiti che sbilancia l’umore dal lato nero.
La nostra partenza intelligente non prevede grigliate di ferragosto in autostrada. Perché il rasta nel camper targa olandese ci sta pensando, lo so. Potrebbe essere un’idea mentre aspettiamo il verde del semaforo per passare, ma anche no. Noi si esce prima e si prende la salita.
‘Papà, ma davvero sei venuto su da qui in bici?’
La figlia non crede all’antico exploit sportivo. Saranno tutte ‘ste curve, sarà il pavé, ma faccio un po’ fatica anch’io a immaginare il marito ciclista d’assalto. Eppure.
Lui annuisce leggero, non si vanta mai, ma la pressione delle mani sul volante cambia, quasi fosse il manubrio della sua vecchia palmerina gialla.
Il rispetto è una montagna guadagnata.
Per il resto la Svizzera è tutta un cantiere o un limite da vecchietta in attraversamento pedonale. Il minicane sta pensando di scendere a tirare la slitta al posto dei cavalli. Che quelli del motore a tale vitesse sonnecchiano di brutto.
Ma la Francia prima o poi arriva. E con due veloci pipìstop e una guida regolare, neanche la pioggia belga ci impedisce di parcheggiare davanti alla nostra lavanda prima del buio.
Per fortuna. Perché oggi hanno finito i lavori della porta d’ingresso e con la luce del tramonto possiamo ammirare la sorpresa di benvenuto.
Apriti sesamo e occhio che il cemento all’ingresso è fresco.
In effetti trovo un paio di chiamate del nostro amico capocantiere che voleva avvisarci e ora non risponde. Vendicativo.
‘E adesso? Come facciamo ad entrare?’
Tranquillo, figlio. Dobbiamo solo trovare un asse che faccia da ponte fino alla scala.
Facile. In giardino ne abbiamo di sicuro. Però anche la porta del garage è cambiata e di questa non abbiamo le chiavi.
Guardo le case dei vicini: sono tutti via.
Guardo noi: due minorenni con zaino e faccia assonnata, signora in sovrappeso estivo con ulteriore zavorra pelosa in braccio, autista di lungo corso con occhiaie stanche.
Una squadra su cui scommettere sarebbe ridicolo. Eppure.
Il marito con un salto è sul primo gradino e tenta una soluzione interna. Io mollo il carico canino in custodia alla figlia e piazzo un mattone davanti all’ingresso. Siamo a livello, ma serve comunque la rampa di lancio, perché in macchina c’è materiale da frigorifero che non può aspettare domani.
L’avanguardia torna senza novità, ma rovistando nei resti del cantiere troviamo i montanti della vecchia porta. Uno da solo non tiene, ma sono tre e si sa che l’unione fa.
Siamo tornati.
Et voilà.

Spin-off
Mika, programma rispettato anche quest’anno: il progetto vacanze venti/venti prevedeva: cene in solitaria, passeggiate interminabili e sessioni di shopping da far impallidire Sarah Jessica Parker e come ogni vacanza tutto disatteso! Le cene in solitarie si sono trasformate in cene familiari, con quattro adolescenti (nati negli anni settanta) che a capo chino ammettono la loro incapacità genitoriale. Le nostre frasi tipiche iniziano con un condizionale, a metà c’è quasi sicuramente un però e terminano con un afflato sconsolato: bisognerebbe…però…sì, ma che palle! Le lunghe passeggiate sul lungomare o accarezzando il grano maturo sono state sostituite da brevi tragitti in cui io a piedi accompagno a casa te oppure tu che accompagni me, solo che nella nostra via scarseggiano sia il mare sia il granoturco. Non c’è proprio niente in ‘sto paese! E al posto dei grilli Miss Pochette (la figlia n.d.r) ribadisce ad ogni passo che non siamo affatto gentili a voler fare questi tragitti a piedi invece che in auto! Lei è stanchissima!!! Ma noi da brave educatrici la ignoriamo e proviamo un certo piacere sadico quando un trattore passando sovrasta la sua cantilena. Pur di non rinunciare a una chiacchierata sulla via, abbiamo anche traslocato un armadio. Dal 4 al 36 con due microscopici carrellini, ma che producevano il rumore di un Boeing, tanto per passare elegantemente inosservate. Altro che Grillo Antonino! Per quanto riguarda la sessione shopping sorvoliamo, questa via ci ha imprigionato.