V. Il concerto

In Francia i bambini non urlano e i cani non abbaiano. In Italia sono artisti liberi e danno concerti. I cani. E pure i bambini.
Ma stamattina sono i migliori amici dell’uomo ad esibirsi.
Si producono sotto la finestra di camera nostra che dà sulla strada.
La via di Casa è infatti cosparsa di ugole d’oro che uggiolano a sentimento.
Oggi deve essere un evento speciale perché si sono dati appuntamento in massa. Di peli e polmoni.
Inizia il Bass, noto chihuahua da camera che intona una melodia a singhiozzo da batticuore.
Sobbalzo in tachicardia. Il Tardo dalla villetta di fronte si unisce con un tappeto sonoro che invoglia al lancio di ciabatte. Ma le persiane sono chiuse, i vetri accostati, io sdraiata e il marito russa. Troppi ostacoli mi separano dall’esecuzione materiale. E ormai sono sveglia.
Rinuncio ai pensieri da killer neogotica e resto in ascolto.
Ecco la Singhy che gorgheggia come un lavandino intasato, DueBrisco le tossisce in sincrono. Il Tirato entra in glissando come quando porta a spasso il suo signore brizzolato. Lo senti che non molla, anche in acuto. Senzapi è timido, tenta un accordo, poi tace. Ci riprova. Di nuovo in pausa. O non sente il tempo o non sente proprio.
Io invece sono tutt’orecchie.
Siamo all’apice del concerto. La scena è tutta della guest star Piero, l’asino vero. Pianta un incredibile assolo: è una sequenza perfetta dei suoi migliori hiho baritonali. E come nei fuochi d’artificio gli altri esplodono in baubam a scroscio.
Gran finale e uno scodinzolo di note in spegnendo.
Vorrei applaudire. Ma.
Sul mio cuscino il minicane ronfa tranquillo, lieve, intonato con l’altro occupante del letto.
La performance non lo ha smosso di un pelo. Eppure quando passeggiamo al nord è subito pronto a farsi sentire appena incontra un suo simile. E io a scusarmi con gli umani corrucciati da tanto caos in così poco spazio.
‘Désolée. Ils l’ont abandonné, vous savez. On ne connaît pas son passé’
Mi attacco alla compassione da baratro affettivo per giustificare la sua incredibile maleducazione. In Francia non si abbaia. Già.
Ma qui che lo puoi fare dormi. E mi lasci sola nella bagarre dei latrati. Bell’amico che sei, controfigura di Idefix. E che fai adesso, mi fai l’occhiolino?
Un momento. Che giorno è oggi?
Mais c’est mon anniversaire!
Me ne stavo dimenticando. E sei tu che hai organizzato questa sorpresa per me?
Un concerto. Per darmi il buongiorno di compleanno. Con uno stuolo di musicisti personali.
Sono commossa. Altro che sveglia!
Però, non vi offendete, minicane e gentili cani canori, la prossima volta puntatevi verso le dieci, magari, e non all’alba di una mattina d’estate.
Sapete com’è, noi giovani in vacanza si dorme volentieri fino a tardi.

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