XIII. Buona visione

‘Peggio dei film francesi ci sono solo i film francesi per bambini’ (cit.)
Andiamo al cinema oggi pomeriggio. Un paio d’ore tolte al riordino cronico e alla noia di fine vacanze. Non smette di piovere, la terrazza brilla in tutto il suo splendore di fughe e ringhiera fantasma. Ci sarà anche quella. Tra un po’.
Mangiamo in orario canonico, la figlia arriva alla frutta un’ora dopo, ma ce la possiamo fare.
‘No, non pettinarti, tanto diluvia, denti veloci e andiamo’.
Il figlio pronto da mezz’ora è in ginocchio sul divano. Appoggiato allo schienale snocciola il rosario di gocce sui vetri e medita con gli alberi al vento.
Il minicane finge rammarico quando ci vede prendere le giacche. Chiudiamo la porta e scommetto che si è già piazzato sul suo cuscino in poltrona, telecomando in una zampa e ciotola di crocchette nell’altra.
E cinema sia.
A due semafori da casa, il Colisée Lumière ha un nome altisonante e una sala datata tra il barocco e l’art déco. Sono le sue ultime proiezioni prima della pensione, nel quartiere scalpita già una moderna multisala, tenuta per il momento al guinzaglio dalla pandemia.
Lui dovrebbe restare in uso come sala concerto, che in effetti l’acustica è perfetta. Speriamo.
Perché ci è sempre stato simpatico questo cinemino dall’apparenza pretenziosa, ma dall’anima semplice. Come dimensioni e spirito sembra uno dei nostri vecchi oratori multifunzionali con il palco scricchiolante e l’arte dell’essere insieme.
Qui però mai vista la sala piena, sì forse a metà.
Con i figli ci veniamo dall’inizio della nostra vita francese. Di mercoledì pomeriggio soprattutto. Era il nostro mini corso di integrazione linguistica.
Io poi ho approfittato di un paio di séances mattutine durante un festival per le scuole. L’ingresso comunque libero permise a me e a un’altra scappata di casa di sederci in fondo.
Erano altri tempi. Non si girava mascherati fuori stagione e il gel hydroalcoolique era appannaggio di pochi. Ora se non hai il tuo pusher ci pensa il dispenser all’ingresso: push push e ci mettiamo in fila.
Atrio piccolo percorso piccolo. Nastro giallo a corridoio, nastro nero adesivo per distanze a terra. Solo i piccoli gruppi familiari non sono assembramento.
Deux adultes, neuf et douze ans
No, non gli adulti, gli altri due. Gli occhi del ragazzo dietro al plexiglass si spalancano interrogativi, poi si rilassano e i quattro cartoncini escono dalla macchinetta. Pago con la carta che ormai anche una baguette la compri contactless e possiamo entrare dal senso unico.
Il posto è a scelta libera basta che stai lontano.
Sullo schermo passano in loop le avvertenze e le modalità d’uso. Se ti siedi devi lasciare una poltrona libera fra te e tutti, tranne se siete insieme.
La mascherina è obbligatoria per tutta la durata del film dagli undici anni in su. Il figlio tenta una protesta. In effetti. E la figlia per solidarietà decide di tenerla anche lei.
Non mi faccio domande sulle sedute in tessuto. Dall’ottico l’altro giorno disinfettavano le sedie tra un cliente e l’altro, qui ci sono acari che hanno visto il vaudeville.
Nel caos delle varianti al rischio ci adattiamo e così sia.
Un momento, ma quella non è…?
‘Mamma, la signora bella!’
Quanto tempo sarà passato?
L’abbiamo lasciata sulla strada al numero cinque. Era l’inizio del diario, appena prima della chiusura per virus.
Sempre bionda, sempre bella. Si siede tutta a sinistra due file davanti a noi con i due figli belli e biondi. Che per tutto il quarto d’ora di attesa se ne stanno seduti tranquilli. Normale. Per noi. Per gli altri minori accompagnati no. Sai che noia ascoltare il silenzio…
Poi le luci si spengono e finalmente. Il film.
Bambino teppista; genitori separati ma in perfetta armonia sul fatto che micalopuoicambiareèfattocosì; maestra senza speranza, compagni affascinati, tutti suoi fan quando devasta un museo che però non è proprio un museo; lo mettono in collegio, ma poi lo salvano perché rischia di diventare educato.
La figlia ride sotto la maschera, il figlio cerca di capire perché succede un po’ tutto alla rovescia, il marito approfitta per recuperare un po’ di sonno e io apprezzo gli acari che hanno reso la poltrona così comoda. Peccato per il volume, altrimenti mi farei volentieri un sonnellino anch’io.
I pop corn ce li mangiamo a casa, caldi e scoppiati nel microonde, pura energia sintetica.
La cultura è una questione di gusto.

City Lights

Spin-off

Peggio dei cinema francesi ci sono solo i multisala di qualunque nazionalità. Secondo me è colpa delle aspettative troppo alte che ci inculcano mentre li stanno costruendo, solitamente il pannello che ricopre lo stabile ancora in gravidanza cita: NUOVISSIMO! (ma dai?!?) 20 sale, 100 proiezioni al giorno (…tanto ne posso vedere uno alla volta…) con possibilità di bere e mangiare durante la proiezione. Se lo sapesse mia madre! ancora oggi se ti alzi da tavola con qualcosa in mano ti chiede ‘dove vai? Si mangia a tavola, quando hai finito vai sul divano! La vera rivoluzione della nostra generazione è stato comprarsi un divano e mangiarci sopra! E una volta finito, non sistemare, ma appoggiare il piatto per terra. Ohhh, per terra, non sul tovagliolo, non sullo scottex ripiegato, non sul centrino, per terra come i veri vandali.
Scusa, torniamo ai multisala. In un primo momento di gloria ci vanno tutti, si prenota con l’app, per telefono, mandando l’amico che abita più vicino a comprare i biglietti e comunque si trova posto solo il lunedì! E sì perché con 20 sale comprano un solo un film carino, gli altri? …francesi! Ma dico, con tutta questa tecnologia non riesci a craccare qualcosa e mandare la pellicola in due sale? Tanto per immischiarci con i masochisti del lunedì. Comunque passato questo annetto di gloria inizia la decadenza. Nei corridoi qualche neon inizia a frizzare, nei bagni un lavandino perde sempre un filo di bava, in sala le poltrone sono sfondate e ricoperte di macchie scure, che non ci vuole la signora in giallo per capire che è l’unto ‘dei mangia e bevi sul divano’. Gli unici a frequentare questi posti rimangono gli adolescenti, che usano il cinema esattamente come la tv di casa: mangiano, bevono e guardano il cellulare! Mika, si stava meglio quando si stava peggio?!?




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