XXXIII. Nel frattempo

Stiamo tutti bene.
Mangiamo sempre con un appetito superiore alla media cittadina – ma qui si vince facile – e tra bici e via vai scolastici a piedi l’esercizio fisico non manca.
La casa assomiglia ormai a un grande panificio, non tanto per l’attività in cucina, quanto perché quotidianamente impolverata di farina di cemento e cartongesso levigato. Forse domani si imbianca, forse sabato finiranno la rampa davanti, mancano le piastrelle e un paio di settimane. Intanto Selogìc è stato rimpiazzato da Osho, personaggio straordinario di origine berbera che da solo riempirebbe un libro. Une prochaine fois.
L’amico capocantiere domani si allontana per un viaggio, prenderà una manciata di aerei in quattro giorni, ma deve accontentarsi dell’Europa, l’oceano ancora chiuso dall’assedio del corona.
J’ai mal vécu le confinement’ ammette davanti al caffè. Un piccione viaggiatore non può restare alla finestra. Ora che può volare di nuovo parte spesso. Cauto e mascherato.
Che siamo un po’ tutti così, negazionisti a parte. Speriamo che l’attenzione e la protezione riescano a tenerlo lontano, il re morticello.
Intanto però Madrid è di nuovo in lock down e la Francia talmente rossa che penseresti sia rimasta tutta l’estate senza protezione.
Tranquillizzo i nonni al telefono, scherzo sulla nostra fabbrica del Duomo e sul minicane che si sporge dalla terrazza. Poi incrocio l’ex vicino che accompagna i figli a scuola. Escono oggi da una settimana confinati perché la mamma febbricitante era in sospetto positivo. Tutti dentro. Test. Negativo.
Ma intanto.
La migliore amica della figlia è assente. Ferma un turno causa temperatura oltre la soglia e gran raffreddore. ‘Il faut la tester’ dice il dottore. È la prassi, bellezza.
Il protocollo.
Nella vita di prima era già un nome antipatico, l’anticamera degli esami, ora è diventato un mezzo per tentare di evitarli, in una nemesi al contrario che sbilancia.
Per ridurre il rischio si deve applicare. L’immunità non è garantita, ma meglio attenersi alle istruzioni. Prendiamo precauzioni e limitiamoci.
A volte a casaccio. Vale per te, loro no, forse voi. Mi raccomando però, tieni chiuso il teatro che c’è corrente.
Copriti la faccia prima di respirare, sorridi con gli occhi, non toccarmi.
Ci sono ronde di bidelli che controllano i bambini a merenda: i nuovi criminali spacciano biscotti.
‘Sai, mamma, che non possiamo più fare la merenda del pomeriggio?’

‘Ma tanto io vengo a casa a mezzogiorno. Magari mangio doppio dessert. Che ne dici?’
Dico che ogni scusa è buona per un dolcetto.
Ma hai ragione tu, figlia. Il faut faire avec.
Che lo scherzetto è ancora in giro.

distanziamento

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