XXXVIII. Ormai
Sogno un sabato senza sveglia. Ma i lavori ci impediscono ancora questo lusso.
Pazienza, mi dico, ci resta domani.
Mentre sbadiglio, l’amico capocantiere arriva per il caffè, annuncia che babbonatale e lo smilzo causa maltempo hanno dato forfait e Osho risolve un problema d’infiltrazione, ma poi se ne va, che nel pomeriggio bada ai nipoti.
Ecco. Tornerei sottocoperta, ma ormai.
Già, ormai.
Ormai anche settembre finisce incompiuto, sarà per ottobre l’uscita dal tunnel. Almeno dal nostro. Che in quello del contagio ci siamo dentro di nuovo.
Ormai il re morticello è tornato dalle vacanze, abbronzato e pimpante. E continua a farci girare mascherati e distanti.
Noi si resiste, ma in questa sottocoperta basta, per carità.
Ormai ci sono centri di depistaggio ovunque, nei parcheggi, all’ippodromo, c’è anche chi propone di organizzarli fuori dalle panetterie, sfruttando la fila per la baguette.
Intanto l’amica della figlia è negativa, la maestra di storia no. Promossa in pieno e a casa una settimana. Perché ora ci sono i saldi virali: se prendi il corona ricevi in omaggio un buono sconto temporale. Paghi sette giorni al posto del doppio. Questione di sintomi che spuntano prima, ma ci ho capito poco.
Sulla chat del gruppo genitori impazzano messaggi su chi l’insegnante avrà infettato e chissà se mandano una supplente.
‘Speriamo che stia bene. Sai, mamma, non è più tanto giovane’
Anch’io ci ho pensato: chissà se qualcuno della sua famiglia l’avrà raggiunta. Abita lontano da loro, i figli grandi fuori casa, il marito non ancora in pensione, i genitori malati da tempo. Le scriviamo un petit mot sul registro elettronico. Almeno sa che ci siamo.
‘Accendiamo la stufa?’
Il figlio trova un rimedio al freddo dei pensieri.
‘Porta su la legna e vediamo se funziona’ accetta la sfida il marito.
Ci vuole tanta pazienza, qualche chilo di carta e un paio di avemaria. Poi parte allegro e deciso e ormai siamo dentro. A tutta vita.
Sposto la poltrona, se la contendono il mini e i minori. Li lascio accatastarsi e vado in cucina.
Ci sono ancora un paio di bustine di quella italiana. Metto la polvere nel pentolino e la faccio bollire insieme al liquido bianco.
Mescolo, annuso, ho già l’acquolina.
‘Occhio che scotta’
Aspetta, forse ce n’è ancora. Apro il frigo e la trovo. Non sana ma buona. Anzi squisita.
La cioccolata con panna è servita.
Così il sabato trascorre senza fare granché, leggo, dormicchio, ascolto la pioggia che canta di fuori.
Ormai è tardi per uscire, fare programmi o preoccuparci.
Ci godiamo il momento di merenda autunnale.
Il resto stia fuori, almeno fino a Natale.

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