XXXIX. Faith or more
Siamo una famiglia rituale.
Anche tribale, ma qui al nord abbiamo limiti strutturali, quasi tutta la nostra gente è lontana. Così ci accontentiamo dei piccoli riti che scandiscono il tempo e lo addomesticano. Serve tanto al figlio, programmato per le consuetudini, ma anche alla figlia che si finge una fan dell’improvvisazione, in realtà è più dotata per la routine. Il marito non mi ha ancora rottamata dopo trent’anni di conoscenza, direi che è un buon indizio. Io al contrario dopo un po’ friggo nell’uguale (coniuge, figli e minicane a parte) e amo giocolare con le ore.
Ma riconosco un enorme valore alle cerimonie.
E mi spiace così tanto non aver assistito alla prima comunione più cresima dell’amica di famiglia.
Corona oblige.
Doveva essere prima dell’estate, poi tutto è stato rimandato a settembre, come fosse un esame fra tanti. E anche oggi solo genitori e stretti congiunti possono entrare, neanche i nonni vengono ammessi.
Figuriamoci noi che siamo lontani. In tempi normali si poteva pensare a un viaggio un po’ matto, andata e ritorno in volata, giusto per esserci. Ora invece.
Che noi siamo gente di messa in comune, chiesa o non chiesa.
Con Osho discutiamo di dio mentre attacca le prese. Dice che è un po’ come la corrente che non vedi ma ti accende. E ti permette di vedere più chiaro. Battesimo più battesimo meno.
Siamo una famiglia che ci crede.
Sulla soglia della notte l’angelodidio ci accompagna nel sonno. Lo diciamo vicini, anche se nervosi per un giorno storto o stufi che lasciatemi stare. Serve a ricentrare, come la livella per montare una mensola dritta. Quella bolla che sta proprio nel cuore ed è un buon inizio per i prossimi passi.
Che belli i matrimoni. E anche i funerali. Perché stiamo insieme e insieme cerchiamo un senso. Pazienza se non lo trovo per me, se forse qui proprio non c’è. Si va in fiducia ed è un allenamento che non fa male.
I figli ci crescono dentro, scegliamo un po’ di più noi maggiori per il momento, poi saranno liberi di continuare o cambiare. Come in ogni scelta adulta che faranno.
Il rito è una scusa in più per continuare a pregare.
Che ci sia sempre un bello da qualche parte, anche solo da sperare.
