XLI. Storie in baracca

È tutto pronto.
La valigia con il libro, un po’ d’acqua, una banana.
Il cubo di legno rivestito di yuta con dentro la stoffa e il tappeto.
La quinta portatile l’ho tolta domenica dalla polvere, ho recuperato le viti lunghe da incastrare per farla tenere.
Non la apro da quasi un anno. È ancora in forma, nonostante l’età.
L’abbiamo fabbricata io e il guru in un’altra vita e in un centro commerciale in Ticino dove ai tempi si potevano usare le macchine per il legno. Compravi il necessario al Do it e poi c’era un falegname pagato per aiutarti al fai da te, appunto. E l’abbiamo fatta. Così bene che l’ho dipinta di nero solo l’anno scorso.
L’ho usata tanto. È stata in giardini, cortili, parchi, palestre, biblioteche, scuole, anche in qualche teatro per ridurre la scena. Nel soggiorno di casa in tempo di prove. È caduta, volata, si è ribaltata. È la mia ribalta, il mio mondo portatile, la mia quinta parete, che lo so, sono quattro ma lei fa per due.
La carico in auto senza compromettermi la schiena. Ideata per una Panda, sta nel bagagliaio della Quboblu senza tirarlo giù. Quando si dice la discrezione. Piegata e riposta non la si nota neanche, eppure con lei la stanza si trasforma. Una sala riunioni diventa un vascello pirata o un prato in bicicletta. Nasconde cataste di tavoli e difetti di fantasia e mi protegge le spalle ovunque racconto.
Tutto è pronto.
Grazie, figlia, che mi hai corretto il testo in francese. Per l’accento ripasso, magari il prossimo mese.
C’est charmant’ mi hanno detto in diversi.
E sia, sfrutto il vantaggio esotico, gioco con l’italiano che qui è l’eco del sud, basta da solo a tirar giù tutto un teatro.
Fa lo stesso se racconto in un centro sociale?
Il pubblico è scelto e sempre uguale.
Non ho capito se i bambini sono sette, diciassette o ventisette. Io con i numeri sto così, mi basta il finale. E il sette. Mi piace. So che diventeremo amici.
Un momento: una delegazione di Duplo vuol venire con me. Insistono tanto. Sono indecisa. È la prima volta, non so.

D’accordo, vi porto. Ma solo gli animali della fattoria. Che c’è anche la pecora. No, scusate, la tartaruga passi, ma la scimmia? Ho detto fattoria non giungla. Non fare così, dai. Va bene ci stai anche tu nel giallo Nesquik. La polvere di cacao è discutibile, il colore da rifare, ma i contenitori sono una meraviglia per stoccare. La mia scorta di oggetti che sono compagni.
A proposito.
Mi manca la musica, mi manca una rosa.
Ma oggi è così. Faccio apripista. Poi vedremo. Poi, guru, ti chiamo.
Mi metto a distanza di protocollo, tolgo la mascherina e chiudo gli occhi. Respiro.
È tutto pronto.
Si parte.
Sipario.

pistaaa!


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