XLV. Luci a San Stiro

Il lunedì non è mai una buona idea.
Nella scala cromatica ha una sfumatura fumosa anche se c’è il sole.
Non è una questione personale, solo l’inizio mi disturba. Assomiglio al figlio, poco incline a far partire una novità. Lui preferisce stazionare sul consueto, perché cambiare se conosco già.
Ecco, oggi sono un po’ dello stesso avviso. Così mortifico il primo giorno della settimana programmando scalate di panni da stirare o documenti da archiviare.
Eppure.
Capita che lo stupore si insinui nel vapore del ferro e allora mi fermo con l’elettrodomestico a mezz’aria quasi fosse una navicella spaziale che fende l’atmosfera e la cambia.
Suona l’amico capocantiere, sale a prendere un caffè in attesa dell’elettricista e mi racconta. Che sono cugini e amici da antanni. Erano al liceo insieme in Algeria, le loro vite sono cresciute in parallelo. Ora si ritrovano a collaborare e continuano a partager pezzi di vita.
Etabeta è il maggiore di quattordici figli, tutti laureati da padre analfabeta. Si è occupato lui del genitore fino a tre mesi fa, quando magna cum laude è andato a riposare ai piani alti.
Come l’amico di Topolino è un’intelligenza di altrove, di forza fisica liofilizzata che basta un caffè e tira sera. Ha tasche magiche da cui estrae strani aggeggi che fanno la luce e fuma sigarette alla naftalina.
Da arieggiare il locale prima di soggiornarvi.
Ma tant’è.
Finalmente quando scendo la sera vedo cosa metto in lavatrice, che prima sbattevo qualche bianco nel colorato e la testa ogni due per tre.
Il garage è diventato il regno dei faretti che peccato non accenderli. E infatti l’altra notte sono rimasti in on per un contatto alieno. Credo che la betoniera abbia approfittato per organizzare un rave con il cemento e le piastrelle. Tracce bianche indicano anche altre presenze, ma quello che succede di notte dabbasso resta dabbasso. Omertà casalinga e che ognuno si faccia i piani suoi.
La tapparella era così emozionata per la presenza di un luminare che si è incantata. Sabato sera. Ed è rimasta così. Sospesa. Per due giorni niente e nessuno l’ha convinta a scendere.
Solo Etabeta può. Arriva, attacca un filo e c’est parti.
Manca poco e ogni interruttore avrà i suoi led da educare. Si aspetta la pazienza di Osho domani, che quando Selogic ha messo il cartongesso si è scordato di lasciar fuori un cavo e ci vuole un eroe zen per andare a cercarlo.
Io intanto ho ritrovato la via dello stiro. Mi arrampico sulla collina di cotone e inizio a vaporizzare. Non finirò questa mattina e neanche questa settimana. Le camicie sono così tante che possono competere con la teoria di Sant’Apollinare. Ma un tassello per volta e l’opera sarà completa.
Ormai posso andare avanti anche di notte grazie a Etabeta.

soucoupe volante

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