LXXVI. Facile
Sono belli i figli che corrono sotto la pioggia.
Chi arriva primo alla macchina. Ma è chiusa. Io ritardo quel tanto che basta per ricordarmeli così. Un’altra fotografia non scattata che resta.
Sono belli i figli che dormono quieti.
Lui a pancia sotto, il viso disteso. Sogna sogni sgombri di nuvole d’ansia. Quanto vorrei potergli imbottigliare questa tranquillità notturna da somministrare nei suoi giorni confusi.
Lei occupa tutto lo spazio che può, si allarga, si espande, circondata da peluche cuscini e alleati nel sonno. Ogni tanto piega le ginocchia sul petto e scalcia via le coperte come faceva da neonata, come fa da sveglia quando canta oltre i pensieri cupi.
Sono belli i figli che leggono sul divano.
Assorti in silenzio in una micro eternità.
Poi lei chiama per informare il mondo delle sue scoperte. Chiama anche lui per essere sicuro di aver capito tutto per bene.
Sono belli i figli che escono da scuola e mi cercano con lo sguardo.
Uno sempre all’erta che chissà se ci sono. Perché magari ho di nuovo sbagliato l’orario. L’altra plateale si sbraccia anche se sa già di essere stata avvistata. O si nasconde dietro una compagna per farmi bu! e ridere bambina.
Sono belli i figli quando tutto funziona. Il pranzo gradito, il compito riuscito, il film preferito.
Sono facili i giorni senza pensieri, ma sono rari, come i desideri. Li esprimo e li spremo come limoni dolci fino all’ultima goccia.
Che le lacrime si sa esistono anche felici.
Sono belli i giorni allegri, i giorni calmi, i giorni sani.
Per ora mancano un po’. Ma chissà. Forse domani.

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