LXXXV. Gioca jouer

Mi scoppia la pazienza, mentre cambio rotta di colazione e lascio perdere il caffè nero allungato acqua bollente con tanto miele.
‘Roba da barbari’ direbbe qualcuno.
Infatti ogni tanto rinsavisco e mi preparo un cappuccino doppia schiuma con tanta cannella.
No, niente cacao, che poi parte il picco glicemico, metto invece la spezia che amo tanto e che ho imparato a usare negli anni greci.
Eleni la aggiunge pure nel sugo e viene buonissimo.
Io e il mio caffè latte truccato iniziamo la giornata, la truppa si organizza. La mattina sbadiglia insieme al marito, la figlia ha già infilato venti domande, il figlio altrettante previsioni oscure. Che se non parlano di carboidrati e zuccheri semplici i due commensali sotto i diciotto stanno ai poli opposti del bicchiere: pieno raso per lei, poche gocce quasi niente per lui.
Porgo la spremuta fresca e bum! dichiaro aperte le ostilità. Non agli astanti, ma alle costanti negative.
Ora basta. Mi son rotta i biscotti.
Il nostro umore è troppo dipendente da numeri e percentuali. Io che al massimo arrivavo al 40% dei saldi estivi, mi ritrovo a surfare sulle onde dei grafici pandemici che quando mai.
Qui c’è soprattutto il tredicenne che chiede, cerca, legge, si agita. E dati i dati è sempre corrucciato.
La figlia ça va, lei pontifica nero ma poi canta. Ha nuvole passeggere che soffia via con un colpo di spazzola usata a microfono.
Ora basta. Mi azzardo e propongo guardando il vetro riempito di sole liquido.
Ora basta. Giochiamo.
No, non ci mettiamo a discutere sul mezzo pieno o il mezzo vuoto, che di questi tempi è già tanto avere un bicchiere, una vita regolare, la salute presente, un minicane che ti ruba una briciola dalla mano.
Figli, giochiamo. Vi ricordate? È quel tempo libero da pensieri e doveri. Quel tempo inutile che fa così bene.
Come nel famoso tormentone anni ottanta che ormai avranno danzato pure sulla muraglia cinese, salutiamo le gazze dalla finestra, facciamo l’auto-stop ai gatti, starnutiamoci addosso per finta, esorcizziamo dei gesti diventati anatemi.
In un mondo malato e mascherato giochiamo a guardie e ladri, rubiamoci le coccole davanti alla scuola.
Io ti bacio, figlia, davanti al cancello. Abbasso la protezione obbligatoria. Ti abbraccio stretta. Non per disprezzo delle norme sanitarie, ma per rispetto di quello che siamo.
È un gioco di resistenza l’amore.

aspettaci…



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