XCVIII. La norma

Passiamo un’ora a chiacchierare.
Da conoscenti diventiamo quasi di famiglia nel giro di due minuti. Ci chiamiamo per qualcosa che abbiamo in comune e questo ci avvicina subito.
Lui è il contatto, non lo incrocio da un po’, è diventato un uomo. Lei la vedo per la prima volta. Limpida, diretta. Nessuna di noi due si perde in convenevoli.
Il vantaggio dello schermo è che non dobbiamo accontentarci degli occhi. L’espressione arriva per intero, anche se a tratti sfasata per inciampi di connessione. E parlarsi senza maschera permette di riconoscersi.
Noi genitori di supereroi.
Eh, lo so. All’inizio ci si trova sotto un treno, spinti dalla necessità di indagare, di approfondire, di sapere. Perché la conoscenza aiuta il percorso. Ma quando arriva il verdetto e ti dicono quello che tanto già sai, ti blocchi. Il respiro si ferma e arriva il treno.
Ti prende in pieno petto e ti schiaccia proprio qui, sul cuore.
Come sarà, come vivrà, cosa farà.
È il futuro che diventa un fantasma presente, ti danza in testa ossessivo in un vorticoso sabba asincrono. Perché l’adesso lo gestisci, lo conosci, non fa paura. È sul dopo che perdi il controllo, perché inizi a pensarci in un altro modo.
L’altro. L’alternativo. Il fricchettone dei destini possibili.
Come vivrà, come farà, cosa sarà.
Io da grande volevo essere una giornalista. Scrivevo scrivevo scrivevo. Poi ho smesso. L’ho fatto per sei mesi quel lavoro lì. Non faceva per me.
Come direbbe il mio spin-off, nessun lavoro ‘vero’ faceva per me.
Anche per diventare mamma ho scelto il prêt-à-porter. Ma devo dire che ‘sto vestito mi calza a pennello. Quindi. Niente è deciso a priori.
La strada può cambiar panorama ad ogni curva.
Come farà, come sarà, cosa vivrà.
E chi lo sa?
Sono gli incontri che fanno la differenza.
Il primo psicomotricista, prezioso amico di famiglia, che condivide un kinder anche se non gli piace e rompe ghiaccio, barriere, paure. Le tre Chiara, diverse per professione, carattere, età, uguali nel nome e nell’efficacia degli interventi. Le insegnanti di scuola, tanto avanti in sensibilità e attenzione. La famiglia allargata di passeggiate e pasti condivisi. Che a una buona tavola si risolvono tutti i mali del mondo.
Sono dieci anni di treno.
Dalla massicciata del binario siamo saliti sulle ruote; entrati nelle carrozze passeggeri, terza classe, seconda, prima; siamo passati dal vagone ristorante. Ogni tanto si inciampa e le rotaie tornano vicine. Non siamo ancora alla zona macchine, al posto di guida non arriveremo mai. Ma quanta strada fatta, quanti panorami mozzafiato e respiri trattenuti. Quanta gente, quanta vita.
Noi genitori di supereroi.
Da sotto il treno, figli, ci tirate fuori voi.

strumento







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