CXXII. Chiacchiere e certezze
Della Grecia ho un sacco di ricordi.
Soprattutto che avevo un sacco di tempo.
Partiti in due diventiamo quattro prima di tornare, ma solo a ridosso dello scadere del mandato. Prima, per quasi cinque anni, la domanda regina delle FAQ familiari era ‘ma cosa fai tutto il giorno?’
Eeh, sapessi, son giorni difficili da organizzare: quei due mestieri, chiacchiere, giri al mercato, chiacchiere, giri in centro, chiacchiere, giri nei musei, chiacchiere, giri al mare, chiacchiere.
Ecco come si imparano il greco e la Grecia. E come riusciamo a tornare a casa raddoppiati.
Se non fossimo diventati amici della lingua e della cultura, credo che i colloqui per diventare genitori di due indigeni si sarebbero fermati a γεια σας e καλημέρα. Che mica te li appioppano due souvenir così senza un minimo di autocertificazione.
Almeno un grazie come si deve lo devi saper dire.
Ευχαριστώ, cari Greci. Vi siete fidati. Ce li avete affidati.
A volte penso che dovevate essere ben disperati per farlo, altre confido nella saggezza antica che vi scorre in vena da millenni insieme all’ouzo.
Quanto è buono puro con ghiaccio con il profumo della feta fritta e lo sfondo del mare! Impossibile sbagliare direzione con un carburante simile.
C’è una taverna dove andiamo spesso. Si raggiunge anche in auto, ma noi la parcheggiamo al porto e ci facciamo a piedi tutto il lungomare che fa bene camminare un po’, dopo.
Arrivi e la scelta è limitata, hanno solo tavoli a ridosso spiaggia. È dura sopportare le onde che si infrangono mentre mastichi, ma ce la possiamo fare. E siamo gente che impara in fretta.
Anche il menù lo conosciamo a memoria. Del resto son poi quattro piatti, sempre quelli.
Di poche certezze è fatta la vita, loro si tengono strette le più felici.
Noi pure.
