CXXIX. All for dad

Un’ora e ventisette. Dieci minuti in più di settimana scorsa.
Al secondo appuntamento stiamo diventando delle vere professioniste dell’intrattenimento telefonico. Che detto così potrebbe sembrare equivoco. Invece è la nostra personale interpretazione di didattica a distanza, versione senior e da telefono fisso: io, la figlia e Olivia Oil conversiamo con una metà familiare, mentre l’altra metà va a fare la spesa.
Per i due nonni rimasti a Casa infatti il mercoledì è il giorno dell’Esselunga, ma da quando il colore dello stato in corona ha diminuito le persone ammesse al supermercato, solo uno può andar per provvisioni. Volevano tirare a sorte, ma la fata smemorina non ricordando più se avesse scelto testa o croce, ha vinto a tavolino e per sempre Ufficiale e gentiluomo.
E noi si resta con lei al telefono il tempo per lui di andare, riempire il carrello come se non ci fosse un domani e tornare.
‘Pronto?’ Via!
E parliamo. Parliamo. Parliamo. Parliamo.
Settimana scorsa al quarantesimo minuto è pure saltata la comunicazione e siamo dovute passare al cellulare. In un attimo di black out. Un mini buco nero che chissà se trova lo smartphone, chissà se riesce a rispondere, chissà se.
Alla fine ho anche pianto. Di pena e di sollievo. L’altra volta. La prima.
Oggi parto più preparata. E parto io, che la figlia sta finendo i cereali e Olivia Oil di rifare il letto.
Inizio il training autogeno mentre accompagno il figlio a scuola, mantengo la concentrazione mentre saluto il marito che esce per il suo unico giorno di lavoro in presenza, e ben carica di zen mi siedo in poltrona con un caffè lungo e un bicchiere d’acqua. Il minicane sa e mi si accoccola sulle ginocchia, amorevole antistress tattile.
‘Pronto?’
‘Gliel’ho detto che questa casa mi mette ansia, ma ormai è l’unica che abbiamo’
Tento di convincerla che sono cinquant’anni che è la loro sola e unica abitazione. Poi capisco che per ora è meglio seguirla nella sua attuale fissa preferita. Ad ogni attacco di conversazione annuncia il loro recente e definitivo trasferimento ed esprime il suo rammarico per aver lasciato l’altra casa, che agli atti risulta salutata nel 1971.
Da allora, vacanze e visite ai figli escluse, hanno sempre abitato dove sono nata e cresciuta. Con l’ingresso sotto il portone in pietra, i gerani d’estate alle finestre, le scale ruvide e ingombranti. Negli anni è cambiata, si è adattata alla famiglia che cresceva, poi a poco a poco si è svuotata. Ma è rimasta il loro rifugio, anche se ormai un po’ troppo extra-large. Perché è su troppi piani, è troppo grande e troppo silenziosa. Forse è per questo che la fata smemorina non la riconosce più come prima. Trova tracce di fantomatici passaggi altrui, macchie da togliere come un vestito vecchio. Le quiete stanze popolate da spettri a ricordo intermittente.
‘E le orchidee?’ la stuzzico sul pollice verde. Funziona. Per un attimo, poi inizia a cercare papà che ‘ma quanto ci mette in giardino?’
‘No, mamma, guarda che è andato a fare la spesa’
Mezz’ora. Ufficiale e gentiluomo sarà al reparto frutta e verdura.
Passo la cornetta a Olivia Oil che, motivatissima, snocciola argomenti e tiene ben saldo il timone della conversazione.
Cinquantacinque minuti. Ufficiale e gentiluomo sarà al pesce.
Riprendo, parlo di asciugatrici e ammorbidenti.
Un’ora e dieci. Sarà ai surgelati.
Sento la stanchezza emotiva dall’altra parte, così rilancio alla figlia, esperta in intrattenimento e salti mortali.
‘Nonna, tu la conosci questa canzone?’ e attacca: c’era una casa molto carina senza soffitto senza cucina…
Sul finale in via dei mattiiiii numero zeroooo vorrei applaudire, ma potrei distrarla.
Un’ora e venti. Sarà in cassa.
Non mollare.
Frozen afferra il catalogo della Lidl e si fa ispirare dalle uova di Pasqua e dalle offerte della carne.
‘Nonna, a te piacciono le lumache? Davvero??? Bleah!’
Non so cosa stia succedendo in via dei matti, ma lei è grandiosa.
‘Aah – butta lì – e lo sai che in una regione qui in Francia ci sono delle cicogne? Le abbiamo studiate a scuola in scienze e una volta l’ho vista una cicogna. Quando stavamo facendo un viaggio per tornare in Italia, all’autogrill l’abbiamo vista, ma era alta alta, era proprio alta. E la cosa strana è che sai come fanno a mangiare? Rigurgitano quello che hanno inghiottito e lo danno al piccolo. Bleah!’
E ride. Di lumache, cicogne e vomito. Tant’è.
‘Ieri la mamma ha fatto una crostata con la vostra marmellata di fichi. Nooo. Aspetta. È buonissima…No no. Stai tranquilla, nonna, ci sarà un po’ di traffico… Cosa? Hai sentito la macchina? È arrivato il nonno? È arrivato il nonno! Ciao, nonna, ti passo la mamma’.
Il resto è storia. Un’ora e ventisette.
Ufficiale e gentiluomo arriva trafelato, carico di viveri e di graziegraziegraziegraziegrazie.
E di che?
A settimana prossima, dad.

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