F. Fata tour
Eroismo e follia spesso sono compagni di scuola, vanno a braccetto.
Noi di certo pendiamo sul lato matto quando organizziamo una gita di famiglia il giorno prima di ferragosto. Sabato.
Partenza fissata per le dieci, alle undici siamo ancora alle prese con lavaggio denti e cosa mi porto al mare.
Non lo so, figlia, fai tu. Stiamo via solo qualche ora, il tempo di cambiare aria, credo che uno zaino pieno di fumetti, carte e pennarelli possa bastare. No, sull’auto dei nonni non c’è la radio. I cd non servono.
Ufficiale e Gentiluomo è pronto dalle sette, la Fata cerca per la ventesima volta la borsa e il cellulare che ha sotto al naso.
Il minicane sonnecchia aspettando un cenno e il marito fa qualche pausa sigaretta in più.
Poi, come d’incanto, fiat lux, Qubo e Panda cariche e ci siamo. Tutti? Eh no. Troppo facile.
Il quasi quattordicenne, che è stato in giardino tutta la mattina ad evitare stress e preparativi, ora deve finire il suo allenamento quotidiano di calcetto. Si impunta e minaccia di restare a casa. Il bicchier d’acqua che sto bevendo finisce sulla sua maglietta. E non per sbaglio. Il tiro libero è una misura educativa estrema. Opinabile, ma efficace.
Quando succede il messaggio è chiaro: il limite massimo è superato. Responsabilità collettiva, certo, ma l’ultimo paga pegno e pur brontolando sale sulla Quboblu infradiciato ma ormai domato.
Da qui al mare il viaggio è di un’ora. Si può fare in una tirata unica.
Sei diviso due con il resto di un minicane comunichiamo a sorpassi a passo d’uomo. La gente in giro è tanta. Il caldo fa bere.
A quindici minuti dalla meta il pipì stop è inevitabile. Mezzogiorno è passato da un pezzo e il paesino è deserto, le quattro anime di sicuro a pranzo. I nonni scendono in piazza e si dirigono verso l’unico caffè aperto. Noi restiamo sulle panchine di fronte, senz’altro bisogno che di ripartire presto.
La sosta dei due si risolve senza intoppi dopo un controllo incrociato di telefoni e pass sanitaire. Ufficiale resta gentiluomo sfoderando il francese del suo passato e facendo segni ripetuti sul braccio come se ci fosse il marchio certificato, tipo prosciutto di Parma. Al tizio conviene capitolare, consegnare le chiavi della toilette e preparare la brodaglia ristretta richiesta dagli avventurieri.
Il mare è un miraggio azzurro, ma arriva davvero e si infila negli occhi come una carezza.
Sul far del ritorno la Fata Smemorina, mai stata da queste parti, illustra le meraviglie dei luoghi un tempo disabitati e in rovina. È grazie ai nuovi investimenti che le abitazioni sono ora così graziose e le aiuole fiorite alla perfezione. Impeccabile come tour operator, peccato che dopo cinque minuti cerchi Ufficiale e Gentiluomo che, farabutto, l’ha abbandonata su una Panda senza autoradio.
Che poi anche questa mancanza alla fine si rivela infondata. Per magia pigio un bottone e l’abitacolo si riempie dei Police e della voce di un giovane Sting che sembra frequentasse la scuola elementare della settantenne accigliata sul sedile accanto.
Every breath you take.

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