Ca. Calcio scommesse

Nostra signora delle parole, pensaci tu.
Trova una sequenza di words che facciano un buon work. Perché sette ore di insulti sono tanta roba. E poi al risveglio ricomincia daccapo. Inesauribile. Ho contrastato, gridato, lasciato perdere, ho prosciugato ogni fonte di respirazione, distrazione, ispirazione. Ora resta un fondo di caffè, le tre ore di sonno e la pioggia fuori che continua a cadere per dispetto.
A dispetto di tutto però insisto. Resto seduta e lascio andare. Il mantra continua. C’è un ritornello che ricorre come base d’appoggio, giusto per restare sul classico dell’oltraggio. Seguono nuovi slanci di una creatività esemplare. Sto ricevendo complimenti al contrario che penso potranno bastare per un paio di generazioni.
A niente vale la restituzione degli oggetti contesi. Le palline del calcetto sbattono insieme ai vocalizzi e il pc è solo una scusa per mercanteggiare. La rabbia sua è tanta. Trattenuta per giorni, settimane, bolliva nel sottopancia come un vulcano e ora esce esce esce senza soluzione di continuità.
Il marito è partito presto, ha finito la relazione in tempo, per fortuna. Il riposo lo recupererà quando potrà.
La figlia dorme barricata sotto le coperte, dopo diversi viaggi notturni da camera sua a camera nostra che sembrava la processione del Venerdì Santo: lei davanti con i capelli sciolti e il doudou orsopanda, io dietro con il vasetto dei lumini e il doudou orsoviola.
Il minicane gironzola con le orecchie tese, quasi tirate. Trova pace sulle mie ginocchia, ma resta vigile.
Aspetto. Può solo peggiorare. E infatti.
Arrivano i nostri in un’altra processione su per le scale: Ufficiale davanti, la Fata dietro. Niente lumini, niente doudou. Solo un altro livello di corto circuito.
Morale: la malattia ti toglie il diritto alla nostalgia.
Perché questo periodo non ci mancherà. Non lo ricorderemo con l’affetto della memoria. Troveremo qualche appiglio di buone pratiche, di squadra unita per affrontare la partita. Ma la nostalgia, quella bella, languida e croccante come una crema catalana no. Non ci sarà nel mucchio dei sentimenti allegati.
Perché noi tutti non vediamo l’ora di svoltare, di fare un lungo giro in bici senza orari, di mangiare sul divano guardando un film, di litigare a squarciagola e poi fare pace con un gelato.
Che magari anche il vulcano smetterà di eruttare. I lapilli diventeranno lapislazzuli.
Scommettiamo?

era ieri

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