Ti. Wandering

Due passeggiate al giorno. È il nostro unico rituale in questo tempo a scompiglio.
Se piove prendiamo l’ombrello. Se c’è il sole almeno un golfino, che non si sa mai.
La figlia afferra il monopattino o la bici. A piedi siamo troppo lenti, si annoia. Così sfreccia sfiorando la Fata a dondolo e Ufficiale chino sui suoi passi. Io dribblo la truppa con il minicane impennato al polso. Con lui ho la scusa per non stare incollata e fare soste, osservando da poco lontano.
Il figlio resta. Lo intravedo dietro i vetri sopra i vasi di lavanda. Saluta e scruta. Se facciamo tardi ci chiama. Ma almeno annusa un’aria libera in casa, per mezz’ora o qualcosa in più.
Stamattina il frigo è vuoto, la dispensa pure. Mi sarei arrangiata, ma anche le mele sono finite. La spesa potrei farla veloce da sola e poi uscire di nuovo al solito passeggio. Invece Ufficiale ha voglia di venire, la Fata non lo molla, la figlia si aggrega in sostegno.
So che lo rimpiangerò. Per chi già non si trova di suo, l’esperienza del supermercato è quanto di più dannoso si possa farle vivere, ma una mia anche debole opposizione in questi casi viene subito scambiata per tirannia. Quindi accendo il motore e si va.
Il luogo di approvvigionamento è quello che la Smemo chiama l’Heidi. A due minuti da casa, piccolo, rifornito, a quest’ora quasi vuoto. Forse ce la possiamo fare, mi motivo.
Invece entriamo subito nel surreale.
Un carrello, due carrelli, il cestino. Metti la mascherina, togli il gel, metti il gel, togli la mascherina. Quando finalmente imbrocca la sequenza giusta, inizia il vagabondaggio fra le corsie. Ufficiale tenta la fuga attraverso lo scatolame, ma viene braccato, fermato, sgridato. Io carico il carrello seguendo la lista e inviando la figlia in missione nei corridoi più lontani. Lei ne approfitta per inserire alimenti non previsti, ben visti dai golosi, meno dai salutisti. Ma non si può perdere sempre.
Le patatine si accomodano accanto all’insalata e le zucchine fanno posto al cioccolato. I dispersi tornano con tre tipi di acqua e vari pacchetti di biscotti. La cassa è un miraggio, appoggio tutto sul rullo e chiedo ai due senior di mettersi per favore a bordo pista. La figlia è una partner d’eccezione. Già testata in un paio d’occasioni, mi aiuta a mettere la spesa in ordine di peso e temperature di stoccaggio. Mentre la signorina seduta di fronte a noi si produce in un concerto di bip bip, io mi posiziono con i sacchetti aperti e la tartaruga ninja mi passa il bottino con un’agilità impeccabile.
Alla fine battiamo pure il cinque manco fossimo olimpioniche d’assalto.
Pago. Recupero gli altri due e con un ultimo mettiilgeltoglilamascherinafaiunpo’cometipare ripartiamo verso casa.
Prima di riporre gli acquisti ho bisogno di un momento di raccoglimento: affido la mia sopravvivenza a sei pezzi di zenzero candito e un bicchier d’acqua.
Il resto va. A rotoli come al solito.
Per fortuna ho fatto scorta di papier d’ogni sorta.

energy food

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