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CXLII. Tappa buchi

Fino all’ultimo non si sbilancia. ‘Intanto andiamo, mamma, poi vedo’. Come se fosse una gita di piacere, come se il centro commerciale fosse la meta ambita di un venerdì pomeriggio nel pieno sole di giugno. Ma obbedisco. Passo a prenderla a scuola, solo noi due. Che diventa un bel momento nostro da ricordare. Se si…

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CXXXVI. Quel che resta

Hai cambiato voce, figlio. I tuoi piedi saltano i numeri senza avvisare, solo le scarpe subito strette li hanno smascherati. L’appetito perenne, la voracità di finire per non perdere neanche una briciola: hai sempre avuto fame. Di capire, di sapere, di riuscire. Mi sono messa una tua felpa stamattina, perché è blu, perché è tua.…

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CII. A poi

Siamo in piena fase scontro. Con la figlia. Non ancora dieci anni e già contestatrice. E chiusa libera in finale di discussione. Tradotto: l’ultima parola è sempre la sua. Mi ci voleva una controfigura così. Mi giro e mi vedo, bambina maschiaccio, adoro mia madre. Ricordo un tema sulle sue mani. Scrivo che sono sciupate…

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LXXIII. Homo sapiens

Il figlio non sta bene. No, no, niente febbre, niente raffreddore, tosse o perdita dei due sensi sintomo del corona.È il suo tempo che ha perso il gusto, che non ha più un buon profumo, che non ha più il senso di prima. Quando tutto era facile. È sparito il mondo bambino in cui mamma…

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XIV. Primo giorno di scuola

La figlia dorme in compagnia. Un panda, una bambola di pezza con due codini giapponesi, un maialino rosa con il cappuccio, un monciccì ereditato dall’amica partita per Tahiti. In fondo al letto, in eventuale rinforzo, ci sono un’ape carillon di quando aveva un anno, un drago bianco, un orso altrettanto candido regalo degli zii. Ogni…

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