Cinquantaquattro. Lei
Pesa tre chili. Ufficialmente.
Per gli amici qualche etto in più.
Ora che è acciambellata sulle mie gambe di sicuro meno. Ha appena avuto modo di alleggerirsi. Ho pulito, ma temo che potrà avere un altro attacco, sta proprio male. Resto sveglia e attenta. Lei è sonnolenta e spossata.
Lei è il minicane, la controfigura di Asterix, il domatore di galline.
Sterilizzata per legge, resta femmina nell’arte della seduzione e delle diete sconsiderate. La nutrizionista che è in me brontola ogni volta che le allungo bocconi golosi sotto il tavolo. Lo so lo so. Dovrebbe mangiare solo croccantini, al massimo fagiolini o zucchine lessate, ha detto il veterinario, che anche il tonno è troppo salato. E però, quando mi bussa alla gamba con le sue zampe imploranti, a muso in su come se non mangiasse da mesi, tutte le teorie alimentari vengono vanificate.
Se solo mi ricordassi di come sta poi.
O se solo avesse lo stomaco del figlio.
Ora non sarei qui in ansia, con il numero delle urgenze canine a portata di mano, ad ascoltare il concerto della sua pancia sulla mia e a maledire il sorbetto alla fragola che le ho fatto assaggiare.
Lei è arrivata il nostro primo Natale in Francia. Non era prevista. Il padrone di casa non voleva animali, ma il marito ha vinto in persuasione.
Cerco in rete un canile, trovo tre refuges in zona dove ci possiamo rivolgere. Mando un paio di mail, ma nessuno risponde. Sarà per l’accento.
Così entro nella clinica veterinaria che sta proprio di fronte alla scuola dei figli e chiedo.
Parte una settimana di tappe precise e rapidissime.
Il giovedì chiamo l’associazione Chiens et chats en détresse e mi dicono di andare sul loro sito.
Eccola, è lei.
Il venerdì mando una mail di richiesta, ma. Mi dispiace, non è più disponibile, la vengono a prendere domenica. Però se volete possiamo fare una visita per conoscervi, intanto. Lunedì va bene?
Il marito è in viaggio, ma dopo la scuola noi tre ci siamo.
Una coppia gentile ci sottopone a un’intervista di un’ora e mezza. Per fortuna ci siamo almeno pettinati.
La casa è a posto, ma vanno fatte modifiche in giardino. Per l’idoneità.
Quando la signora estrae un formulario da riempire, mi aspetto che ci chiedano le analisi del sangue come quando abbiamo adottato i figli.
Invece accettano un caffè e ci sorridono.
Sono una famille d’accueil che ospita i cani in attesa e ieri dovevano portare lei nella nuova famiglia, ma non erano tanto convinti. Così hanno voluto conoscerci per decidere.
Mercoledì deve fare il vaccino, la teniamo ancora una notte. Giovedì ve la portiamo. Poi avrete un periodo di prova per un mese, se lei non ci telefona e alla visita di controllo è tutto a posto, faremo i documenti ufficiali.
Ha sei mesi quando viene a vivere con noi, un minicane in bianco e nero, incrocio di chissà quanti incroci. Abitava con quattro bambini, ma quando i genitori si sono separati l’hanno mollata in strada. Trema per il freddo e per un sacco di altre cose. Non sopporta la solitudine.
A questo poniamo rimedio immediato. Quando entra in casa, il 22 dicembre, arrivano anche i quattro nonni dall’Italia per passare le feste tutti insieme.
Caos e gente in giro: si becca subito il pacchetto completo.
E io vinco un folletto nel cuore e un’altra palla al piede.
Da allora non ho più preso un aereo, l’ho portata nella giacca e messa in borsa. Soffriva d’ansia da abbandono, se stava sola anche per un’ora, al nostro rientro creava il lago della gioia. Ora va meglio, può sopportare assenze di una mezza giornata, ma senza esagerare.
Del resto nessuno di noi si immagina ormai senza questo minicane che ho il sospetto sia un gatto sotto mentite spoglie. O forse è una spia mandata dal governo centrale. Dove controllano la gente di mezza età con il vizio di adottare strani comportamenti o nuovi parenti.
Con lei si verifica il tasso nevrotico e la capacità di passare una notte a vegliare. Testiamo l’assenza di gravità nelle cose serie e il numero di risate che possediamo. Lei ci ricorda lo spirito d’avventura e la pigrizia che salva.
Un tanto al chilo. Senza bisogno di diete.
