LXXXIX. A sorpresa
Sto preparando la merenda: spremuta d’arancia, biscotti alla Nutella. Il minimo per tirare l’ora di cena. I figli aspettano affamati. Lo sono sempre. Di cibo. Di vita.
Il marito nel bunker vuole solo un caffè.
Ma mentre taglio a metà il frutto solare suona il campanello. L’abbiamo preso bluetooth dopo che hanno interrotto il collegamento vecchio mentre facevano i lavori. Possiamo programmarlo con un centinaio di suonerie: natalizia, compleannesca, circense. Mi sono fissata sul cucù, perché non so, mi fa allegria. Solo che al minicane non piace. Appena lo sente salta giù dal divano e abbaia. Tant mieux, almeno si allena alla guardia.
Cucù cucù. Bau bau. Cucù cucù. Bau bau.
Mi affaccio.
No. Non ci credo.
Dopo settimane silenziose, dopo sabati di solitudine, eccolo che arriva. Babbonatale!
E Lo Smilzo insieme.
Sono venuti con il furgone.
Vorrei abbracciarli tanto mi sono mancati. Ma non si può. Corona oblige.
‘Je vous prépare un café’ dichiaro prima di sapere perché sono passati in pieno lock down, tecnicamente fuori legge. Ma sono qui. Come ai bei vecchi tempi. Quando l’estate era una promessa di libertà e di lavori finiti. Poi ce ne siamo fregati di quanto mancava ancora per il cantiere e ci piaceva mangiare tutti insieme in giardino sul tavolo fatto con una porta.
Bello rivederli, anche se mascherati.
Sono venuti per lei, madame la bétonnière, parcheggiata nel nostro garage da settimane. La caricano con ogni riguardo, portano via anche assi e sacchi da buttare. La carriola no, lei può restare.
Serve per spostare la terra in giardino e poi Lo Smilzo deve tornare a finire davanti. Un paio di ritocchi per non perdere le buone abitudini.
Perché da noi ormai, si sa, funziona così. La stanza è finita, il resto sono dettagli, ma mettere la parola fine proprio non ci piace.
Perché questa cosa del cantiere è ormai uno stile di vita. Mai compiuti, mai finiti, sempre in fieri, come dicevano gli antichi.
Perché questa cosa del divenire ci si è cucita addosso, come un vestito su misura. È un modo per stare in contatto, per non chiudere mai, per potersi rivedere.
Di nuovo. Sempre.
Tra amici, familiari o affetti del passato che tornano presenti e prepotenti.
Perché l’amore non muore mai.
E perché babbonatale quando arriva arriva.
