S. Evviva

Il marito oggi ritorna in ufficio. La settimana di ferie bruciata un po’ così, fra rinnovo stanze e babysitting aux âgés. Il lavoro nobilita e mobilita. Soprattutto lo porta via dal quotidiano combat per trovare nuovi equilibri.
Evviva.
Io lo seguo. Per poco – un paio d’ore mattutine – il mio capo mi ha convocata. Obbedisco.
Evviva.
Usciamo insieme, io e il marito. I lavori lungo la via sono già cominciati. Le auto le abbiamo parcheggiate fuori dai giochi. I due passi per raggiungerle sono una scusa di chiacchiere.
Non sono tranquilla. Ieri si è raggiunto il livello di guardia a rischio inondazione. Che si fa? Boh, la mattina di solito ça va.
Comunque vai.
Vado.
Evviva.
L’appuntamento è in un caffè del centro, mi organizzo per il pass. Aspetto dieci minuti nel parco di fronte, due operai cambiano le lampadine a due lampioni a forma di siluro. C’è una pattuglia di poliziotti in fondo a destra. Aspettano pure loro. Passa un tizio con le ciabatte e il cappuccio grigio della felpa sugli occhi.
Aspetto. Ricevo il lasciapassare per entrare. Incrocio il mio biondo superiore e un barbuto in bicicletta che scopro essere un collega. Gli incontri intorno all’art de vivre sono spesso molto piacevoli.
La normalità ha il sapore di un café allongé niente male e qualche sorso d’acqua au cas où.
Si fa in fretta a riprendere le buone pratiche.
Il viso della ragazza al bancone però è ancora à moitié caché dalla mascherina, noi invece abbiamo il permesso di non tenerla. Strana questa combinazione di obbligo e libertà. Non sono del tutto convinta che mi stia bene, ma mi adeguo.
Ho bisogno di un mese. Posso farmi vedere in teatro una volta la settimana per ora. Concesso.
L’agenda è facile. Andar d’accordo con questo quarantenne sorridente anche. Sono sempre stata molto fortunata con i colleghi. Sarà l’ambiente. Sarà che non può andar sempre tutto a rovescio.
Sarà una specie di karma di compensazione. O di risarcimento.
Il posteggio è scaduto da mezz’ora. Ma rien à payer. Ringrazio, saluto, parto.
Ho ancora i miei giovedì al lago. Le mie ore d’aria pagate che mi sembrano quasi rubate. Evviva.
Arrivo a mezzogiorno.
Spaghetti, pane, insalata. Nel pomeriggio una passeggiata.
Sono qui ma anche altrove.
Sono presente ma anche via.
Evviva.

ti seguo

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